I nostri eroi silenziosi. Grazie, pompieri

«Noi vi parliamo di altri dipendenti pubblici. Quelli che di solito non vanno sui giornali». L’editoriale della nostra Simona Carnaghi dopo il rogo dei tetti di Luino

Dipendenti pubblici da prima pagina. Siamo abituati a vederli che timbrano in mutande salvo poi farsi i fatti loro. È accaduto a Sanremo e ne ha parlato l’Italia intera. Che uno così, provata la malafede, debba essere licenziato è giustissimo. Noi vi parliamo di altri dipendenti pubblici. Quelli che di solito non vanno sui giornali. Perché? Perché fanno più del loro dovere e allora nessuno può puntare il dito. Puntare il dito è cosa semplicissima, ma diamine,

applaudire no. No, in un contesto dove piove Governo Ladro, non si può nascondere la mano. Allineiamoci che non sia mai si scontenti il lettore rabbioso.
Non è da noi, accidenti. Perché? Perché sappiamo, abbiamo visto e parlato con loro sino alle 2 della notte tra mercoledì e giovedì, che cinque vigili del fuoco del comando provinciale di Varese di fronte alla “notte terribile di Luino”, come l’ha definita il sindaco Andrea Pellicini, hanno imbracato la divisa e sono corsi in via Manzoni. Normale? No.
Perché i cinque in questione erano fuori servizio. Per capirci: non avrebbero dovuto lavorare. Non erano di turno, stavano a casa loro in tuta, chi giocava con i figli, chi mangiava, chi guardava la Tv, chi dormiva. Ed era tutto legittimo. Regolare. Hanno visto i bagliori del fuoco e hanno detto “vado”. Hanno sacrificato tanto per dare una mano a chi «non sappiamo chi sia». Siamo abituati ai finti eroi, questi non vogliono comparire nemmeno con nome e cognome. Che sarà mai camminare su un tetto in fiamme a 20 metri, con il vento che soffia forte, per aiutare chi non conosci. E che sarà mai. «Dovere», rispondono questi. Non avranno un euro in più per aver lavorato, gratis a questo punto, tutta una notte e una mattina. Nessun cartellino timbrato. E la cosa bella, quella che mentre scrivi ti fa salire i lucciconi agli occhi, è la semplicità della risposta. Mica la mettono giù spessa «siamo bravi», «siamo bravissimi», «basta pubblicità, ma inquadrami dal lato destro che sono più figo».
Ti dicono: «Senti dobbiamo lavorare, il mio nome è quello di tutti gli altri. Spostati». E tu ti scansi e pensi che casa tua non è bruciata ma magari potrebbe. E allora mormori “grazie” e capisci perchè quello dei vigili del fuoco è il corpo più amato in Italia. Anche senza che i giornali ne parlino. La gente sa chi sono.