«Mahmoud lo conosco, è un ragazzo timido, molto introverso. Frequenta la moschea regolarmente, ma non parla con nessuno. Forse con qualche giovane, in alcune occasioni, ha scambiato due parole, ma è davvero poco socievole. Prega, il venerdì, poi va a casa. Ma Varese non è sempre la sua base di preghiera. Frequenta anche altre moschee». Parlano dell’accaduto gli esponenti della comunità mussulmana di Varese. Mahmoud Jrad, 23 anni, arrestato perchè vicino secondo gli inquirenti genovesi ad idee estremiste e pronto a partire per la Siria come foreign fighter, viene descritto come un ragazzo “timido, introverso. Estremamente schivo”.
Un ragazzo considerato tuttavia dolce, che a Varese è sempre rimasto sulle sue senza mai manifestare le presunte idee di vicinanza ai gruppi estremisti. Per questo c’è stupore nella comunità. Stupore e incredulità, non senza una certa amarezza, per l’accaduto. «Questi sono ragazzi davvero troppo giovani e non hanno la statura per difendersi dalle idee estremiste che circolano in Internet. Non è un caso – spiega , uno dei portavoce della comunità islamica di Varese – che la radicalizzazione avvenga proprio su internet o in certi gruppi via social network, dove gira di tutto. In moschea, a Varese, non c’è storia per loro. Abbiamo poche idee, ma molto ferme».
La moschea varesina, per Jrad avrebbe potuto essere un antidoto. Contro l’odio, contro il terrorismo. Il ragazzo pregava anche due volte al giorno, mentre il padre lo supplicava di pregare sì ma andare a cercare lavoro anche.
Il processo di radicalizzazione del ragazzo, stando agli inquirenti, è tutto genovese ed è stato estremamente rapido.
Tanto da vedere Jrad vagare per il budello della Genova vecchia, dove vivono soprattutto extracomunitari, in cerca di proseliti e di conversioni facili.