VARESE – Frontalieri, è scontro politico. Scende in campo anche Umberto Bossi: «Tremila euro in più a testa di tasse» la stima fatta dai parlamentari della Lega Nord, che hanno presentato due mozioni identiche alla Camera e al Senato, per chiedere al governo di «fare dietrofront» sull’accordo fiscale. Ma il Pd, con Daniele Marantelli, accusa la Lega di «strumentalizzazione elettorale». Mentre sul confine i frontalieri si auto-organizzano, scavalcando organizzazioni sindacali e forze politiche, per protestare contro il nuovo regime fiscale che entrerà in vigore dal 2019, scende in campo la Lega Nord, con due mozioni, una alla Camera e una al Senato, per cambiare l’accordo italo-svizzero e tutelare i frontalieri.
«Renzi ha svenduto i frontalieri italiani per il rientro dei capitali – denuncia il senatore Stefano Candiani – noi li difenderemo, in parlamento e sul territorio, dando loro voce. E con le due mozioni chiediamo al governo che si impegni a garantire ai frontalieri in Svizzera una tassazione netta che non sia differente da quella attuale in base all’accordo del ‘74». Candiani parla di Vieri Ceriani, il negoziatore dell’accordo che è stato sottosegretario dei governi Monti e Letta, come di un «braccio armato che protegge la finanza», che ha voluto «barattare» il destino dei lavoratori dei territori con gli interessi della grande finanza, in soldoni il rientro dei capitali italiani detenuti all’estero «sulla pelle degli oltre 60mila frontalieri, lavoratori residenti nel Nord e che vanno a lavorare in Svizzera».
La Lega ha presentato due mozioni identiche, alla Camera e al Senato, per chiedere al governo di fare dietrofront sul nuovo regime fiscale che «penalizza» questi lavoratori arrivando a rappresentare, secondo le stime del Carroccio, un peso in termini di tasse pari a tremila euro in più a testa. «Ora anche le altre forze politiche, a partire dal Pd sottoscrivano le richieste avanzate dalla Lega» l’appello lanciato dal “vecchio Capo” dei lumbard, Umberto Bossi. Già
pronta anche la richiesta di una serie di audizioni in commissione per i rappresentanti dei frontalieri. A osservare la conferenza stampa, “marcando a uomo” i leghisti, c’era anche Daniele Marantelli, il deputato varesino del Pd che lunedì è intervenuto alla Camera per chiedere fermezza nei confronti delle autorità del Canton Ticino. «L’accusa della Lega a Renzi e al governo di voler sacrificare i frontalieri per favorire le banche è grottesca e infondata – dichiara Marantelli – Allarmismo ingiustificato, visto che l’accordo deve essere ancora definito e ratificato dal Parlamento. È un fatto storico e un concreto strumento di lotta contro la criminalità, la mafia e il terrorismo. Ora si tratta di risolvere i problemi che riguardano il fisco, il ristorno per i comuni di confine, la tassazione sulla sanità, le discriminazioni nei confronti degli artigiani italiani».
Ma su questi temi il Pd parte all’attacco della Lega Nord che, ricorda Marantelli, «difende i frontalieri in Lombardia, ma non muove un dito per evitare che i loro alleati che governano il Canton Ticino colpiscano i diritti dei lavoratori italiani, dipendenti e artigiani, con decisioni discriminatorie in contrasto con gli accordi di libera circolazione delle persone». Se quella leghista per Marantelli è una «strumentalizzazione» in vista della campagna elettorale, «la mozione del Pd impegna il governo italiano ad agire su quello svizzero, affinché tali decisioni siano concretamente modificate come condizione per poter ratificare l’accordo in Parlamento».