L’arresto di allarma i lavoratori delle sue aziende varesine. «Subito un incontro con il prefetto e le istituzioni per salvare attività produttive e posti di lavoro». Le aziende del nostro territorio sono sane ma pagano i problemi di liquidità che hanno colpito il Casti Group: almeno 350 persone sulle spine.
In provincia di Varese tremano i 230 dipendenti della Siac di Cavaria, più quelli del Palace Hotel, degli uffici Casti Group in via Sanvito (tra cui c’è anche Sleme, azienda di trasporti) e della Franz Isella di Casciago, che produce container per la logistica.
In tutto 350-400 dipendenti, ma in tutta Italia il conto supera i mille, se contiamo i 450 in Umbria (Isotta Fraschini e Ims, le aziende da cui è partita l’inchiesta per frode fiscale), i 120 della Capica di Albignasego (Padova), il centinaio della Corimec (ha prodotto container per l’esercito Usa in Iraq) tra Cremona e Piacenza. A cui andrebbero aggiunti i 463 della Tosi di Legnano, finita in mani indiane, i 330 della Algat nel Canavese e i 23 delle Ferriere di Dongo, entrambe fallite.
Il Palace Hotel al colle Campigli è il gioiellino di famiglia. Gestito da , il figlio maggiore di Gianfranco, lo scorso anno ha celebrato il centenario in grande stile. «In realtà i problemi ci sono stati quando la gestione dell’albergo era stata terziarizzata ad una società esterna» fa sapere , segretario provinciale di Fisascat-Cisl, che ha seguito la vertenza più di quattro anni fa.
«Quando c’erano stati dei problemi di ritardo nei pagamenti degli stipendi, lo avevamo incontrato e, comprendendo la situazione, aveva bloccato i pagamenti al fornitore facendosi carico della parte di stipendi che non erano stati saldati e riprendendo in mano la gestione diretta del personale».
Così oggi l’albergo, che non fa parte del core business del gruppo, non risentirebbe della crisi. Anche se la Società Grandi Hotel Srl, con il Palace di Varese e l’ex Sheraton di Genova, è entrata con Siac nel contenitore International Sas, in cui Castiglioni ha messo 14 aziende del gruppo.
«Un ginepraio di società in cui è complicatissimo districarsi» ammette , della Fiom-Cgil di Varese. Dopo gli arresti, sull’ex impero di Gianfranco Castiglioni si addensano le nubi. Su International Sas, come sulla holding Casti Spa, pende una procedura di concordato in riserva datata 21 marzo 2014, al tribunale di Varese. È una recente fattispecie normativa che consente all’imprenditore di “prenotare” una richiesta di concordato preventivo.
«Quello che ci preoccupa è che con gli arresti le società del gruppo sono state decapitate e non hanno più punti di riferimento – prosegue Lumastro – in questo “interregno” c’è il rischio di perdere fornitori e indebolire aziende che sono sane e lavorano, ma hanno problemi di liquidità legati a quelli del gruppo. Ci aspettiamo la nomina di un custode giudiziale per garantire continuità».
La Fiom invoca chiarezza: «Le irresponsabili azioni della proprietà e dei dirigenti non devono scaricarsi sulla pelle dei dipendenti. Solleciteremo un tempestivo incontro con il Prefetto e gli organi istituzionali per avere un quadro dettagliato della situazione al fine di individuare le soluzioni più opportune per salvare le attività produttive e i posti di lavoro».
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