Settantuno anni fa il Giappone conosceva, per la seconda volta in pochi giorni, l’effetto devastante della bomba atomica. Era il 9 agosto 1945 quando la bomba al Plutonio denominata “Fat Man” colpì la città di Nagasaki.
A determinare il destino di Nagasaki furono una serie di fattori, dove, a rendere più assurdo il destino delle vittime, fu la casualità che influì sulla scelta dell’obiettivo.
La seconda bomba nucleare, infatti, avrebbe dovuto colpire Kokura, che ospitava un importante centro navale dell’Impero
del Giappone. Le condizioni meteo sfavorevoli, tuttavia, imposero agli americani un cambio d’obiettivo, facendo ricadere la scelta su Nagasaki. Scelta che avvenne all’ultimo minuto, quando i bombardieri in volo stavano per esaurire le riserve di carburante e il loro rientro era a rischio. Kokura sarebbe stato l’obiettivo principale anche della prima missione, quella del 6 agosto, che tuttavia vide il cambio di bersaglio, anche in questo caso, a causa delle condizioni meteorologiche.
Che la vita di migliaia di persone sia stata decisa, per alcuni aspetti, dal caso, non può che aumentare l’orrore che provoca la conoscenza degli effetti delle armi nucleari.
La città giapponese, inoltre, fu la seconda ad essere colpita, come ben si sa, ad appena tre giorni di distanza, dalla prima bomba che devastò Hiroshima. Gli storici si sono chiesti a lungo per quale motivo gli Stati Uniti decisero di attuare un doppio bombardamento, dal momento che già il primo, che nei piani del presidente Truman avrebbe dovuto avere effetto deterrente per costringere i giapponesi ad arrendersi, aveva prodotto effetti devastanti tali da non rendere necessario l’utilizzo di una seconda bomba. Il Comando generale giapponese aveva inizialmente sottovalutato gli effetti dell’attacco, ma sarebbero bastati pochi giorni in più per comprenderne la gravità.
La seconda bomba poteva essere risparmiata. Così non fu. Una delle teorie presenti nel dibattito storico vede l’utilizzo da parte degli americani delle armi atomiche non soltanto per costringere il Giappone alla resa. Sebbene lentamente l’Impero stava capitolando e gli alleati, dopo la conquista di Okinawa, stavano progettando l’invasione del Paese. Che sarebbe stata difficile, ovviamente, e avrebbe comportato ingenti perdite. Tuttavia appare verosimile come gli americani volessero mostrare al mondo, e soprattutto all’Unione Sovietica, il potere devastante della loro nuova arma. Il bombardamento di Nagasaki avvenne esattamente il giorno successivo alla dichiarazione di guerra da parte dell’Urss nei confronti del Giappone (fino ad allora era in vigore un patto di non aggressione, rotto dai sovietici con qualche mese di anticipo). Il messaggio degli Usa all’Urss era quello che un espansionismo sovietico in Asia non sarebbe stato tollerato. La Guerra Fredda era iniziata. E il mondo di oggi ne porta ancora tutte le cicatrici, anche se non ha imparato la lezione, come si può ben vedere dal riacuirsi delle tensioni, su scenari di guerra come nel Medioriente, tra Usa e Russia.