New York, 30 lug. (TMNews) – Le lancette continuano a muoversi inesorabili: mancano due giorni e una manciata di ore alla scadenza per l’innalzamento del tetto del debito americano e per scongiurare il rischio di default del Paese, ulteriore tegola sulla testa degli americani che ancora faticano a scrollarsi di dosso il peso della crisi. A Washington la situazione è tesa, ancora lontana da una soluzione, e farsi un’idea di quello che sta realmente succedendo dietro le quinte è un’impresa all’apparenza impossibile (si parla di trattative con il leader di minoranza al Senato Mitch McConnell, ma non ci sono conferme).
Quello che invece continua davanti alle telecamere è un braccio di ferro come non se ne sono mai visti in passato su questo argomento – “il tetto è stato alzato 18 volte sotto Ronald Reagan, 7 durante la presidenza di George W. Bush e deve essere alzato ancora”, ha detto Barack Obama durante il consueto discorso del sabato. Ed è un susseguirsi di voti (quello di venerdì alla Camera sul piano di John Boehner e quelli previsti per oggi sul testo del leader di maggioranza Harry Reid) su provvedimenti che non hanno alcuna chance di essere approvati nella loro forma attuale.
All’apparenza si sta perdendo tempo e la frattura è ben lungi dall’essere ricomposta, fatto che cozza con le parole del presidente secondo cui “le posizioni non sono distanti chilometri” ed è ancora possibile trovare un compromesso in tempo. Ancora oggi Obama ha fatto appello alla ricerca di “una soluzione bipartisan, che deve avere il sostegno di entrambi i partiti mandati qui a rappresentare tutti gli americani, non solo una parte”.
Le parole del presidente cadono nella confusione più totale, con i democratici al Senato che si preparano a mettere ai voti la proposta di Reid (l’ultima versione prevedrebbe l’innalzamento del tetto del debito in due tranche da 1.200 miliardi di dollari ognuna e una riduzione della spesa pubblica di 2.400 miliardi in dieci anni), ma al momento non sono ancora certi di riuscire a incassare i sì necessari a farla passare e nella consapevolezza che sarebbe comunque bloccata dalla Camera a maggioranza repubblicana. Il primo voto procedurale dovrebbe arrivare all’una di questa notte (le 7 del mattino di domenica in Italia). Tuttavia, già nel pomeriggio di oggi (alle 14.15, le 20.15 in Italia) la Camera dovrebbe esprimersi in forma preventiva sul testo di Reid, bocciandolo ancora prima che sia approvato al Senato.
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