Apple, il brand americano della “mela”, fra i più innovativi al mondo, ha deciso di eliminare le sperequazioni salariali fra i propri dipendenti uomini e donne. Per quale motivo? Perché le differenze esistono, fanno parte del vivere quotidiano, e se non gestite causano discriminazioni e conflittualità. Al contrario, se ben utilizzate, portano a ricchezza di vedere e sentire, una risorsa preziosa per ottenere successo imprenditoriale e miglioramento sociale.
In Italia la diversità di genere viene ancora vista come un ostacolo alla produttività: esiste dal 1952 una legge sulle parità salariali, ma nella situazione reale è lungi dall’aver trovato un’effettiva applicazione. Le donne sono troppo spesso costrette a vivere la maternità come un problema: la carenza di servizi a supporto e la rigida organizzazione del lavoro rendono sempre attuale il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco. Le dipendenti assunte firmano impegnandosi a lasciare il posto se impossibilitate a seguire con la giusta cura e dedizione sia la famiglia sia la professione.
Non solo: risultano sempre più numerose quelle che rinunciano ad assumere ruoli di medio-alto livello perché non si sentono in grado di garantire la disponibilità quasi totalizzante che l’uomo può invece concedere. Il nuovo corso avviato da Cupertino, azienda da sempre promotrice di tendenze su scala globale, potrebbe dunque essere la fase embrionale di una nuova leadership all’insegna della proficua valorizzazione di chiunque lavori, indipendentemente dal suo sesso. Ci piace pensare possa essere presto perseguita, con maggiore creatività e audacia, anche nel nostro Paese.