Migliaia di bambini lo salutano con un sorriso e altrettanti lo aspettano a Gaza, in una striscia di terra devastata e devastante dove la gente sopravvive tra una guerra e l’altra. è in partenza per riabbracciare i suoi piccoli, nuovi e vecchi amici. Per loro come ogni altro bambino che ha giocato e si è divertito con lui è “”.
«Sono in contatto con i due amici sacerdoti della Parrocchia che a Gaza è
diventa la mia casa – dice Marco – E la loro voglia di rivedermi è pari alla mia di partire. Ho negli occhi e nel cuore quella terra e quelle persone. Quei bambini che si moltiplicano ad ogni mio stop tra le macerie per improvvisare il mio spettacolo dove loro non sono pubblico ma protagonisti. Molti di quei bambini infatti, sono diventati a loro volta Claun. E questa è una delle cose belle che danno un senso alla mia presenza a Gaza o a Varese come in Iraq o in Egitto».