– Villa Panza si sta sempre più trasformando in un vasto laboratorio di idee, in cui gli spazi, interni ed esterni, stimolano continuamente la creatività degli artisti invitati ad esporre. era ben conscio delle possibilità offerte dalla villa e dal giardino di interagire con le opere raccolte in collezione, e lo stesso continuano a fare i curatori delle mostre in corso, con il privilegiare installazioni permanenti o temporanee perfettamente inserite nel contesto ambientale.
Ecco dunque “Natura naturans”, summa dell’arte degli statunitensi Meg Webster e Roxy Paine, con alcuni lavori creati appositamente per gli spazi di villa Panza e realizzati in loco anche con l’aiuto dei ragazzi del Centro Gulliver e della squadra Bruno Della Costa di Laveno Mombello (fino al 28 febbraio 2016. Orari: tutti i giorni tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18). Come spesso accade per le esposizioni di arte contemporanea, l’approccio è tutt’altro
che facile, senza una preparazione specifica e la lettura della “dichiarazione d’intenti” dei due artisti si rischia di capirci poco e giudicare le opere come pure e semplici provocazioni o esibizioni di sfrenata eccentricità.
Ma i testi in catalogo delle curatrici, e , ben spiegano il significato della ricerca di Webster e Paine, che parte da presupposti differenti ma converge in una comune visione del rapporto quasi sempre distorto tra uomo e natura, un rapporto che l’arte può senz’altro contribuire a raddrizzare.
Tra gli spazi interni ed esterni della villa, si possono osservare 28 tra grandi opere e installazioni realizzate tra il 1982 e oggi, alcune appositamente per la villa e altre appartenenti a prestigiosi musei internazionali, come per esempio il Guggenheim e il Whitney museum of American art di New York, il museo Cantonale di Lugano o la Panza Collection di Mendrisio.
Di spiccano in particolare lo splendido “Cone of Water”, collocato nel cortile d’onore della villa, in cui ambiente naturale e artificiale interagiscono quasi simbioticamente, e l’installazione interattiva “Solar Piece”, ispirata al tema di Expo, con lo spazio espositivo trasformato in una serra, con pannelli solari esterni ad alimentare un vero e proprio ecosistema in cui si alternano differenti colture a seconda delle stagioni.
Una delle opere più note di è invece “Dinners of the Dictators”, che richiese una lunga gestazione e rappresenta il pranzo di dodici dittatori della storia, da Napoleone a Hitler, passando per Somoza, Duvalier e Stalin. Un tavolo di legno accoglie le vivande, protette da una teca di vetro, cibi liofilizzati e privi di colore che non sono nutrimento ma soltanto ritualità ripetitiva.
Da segnalare anche “Psilocybe Cubensis Field” una installazione che riproduce oltre duemila funghi allucinogeni che sembrano germogliare direttamente dal pavimento della stanza, e “Crop (Poppy Field)” replica di un campo di papaveri in una zolla di terra artificiale.
«Paine ci ricorda il lato negativo dell’intervento umano sulla natura», scrive Angela Vettese, «legandolo non solamente all’arte visiva, ma a ogni azione di adattamento all’ambiente compiuta dall’uomo, incluse quelle che hanno un retroterra scientifico».