Cara Giorgia, sei stata un spettacolo per gli occhi. Alle Olimpiadi di sport ce ne sono veramente tanti anche se spesso si finisce per parlare sempre degli stessi. Non unicamente per un fattore di interesse, ma perché le passioni hanno delle correnti che sono difficili da indirizzare e controllare a piacimento. Giorgia Bordignon è una varesina che a Rio a gareggiato nel sollevamento pesi. Tutto normale forse. Tutti più o meno sanno di cosa si parla,
con tanta supponenza visto che davvero in pochi conoscono veramente questo sport, ma chiunque ha guardato la sua finale ha avuto quell’inconfondibile scatto sul divano che sono in grado di suscitare una Pellegrini o un Settebello qualunque. Partiamo però dall’inizio. Poco più di venti giorni fa siamo andati alla sua ricerca. Giorgia ha 29 anni, è originaria di Arsago Seprio anche se da ormai diverso tempo vive e si allena in Puglia, a Valenzano il posto migliore possibile in Italia per allenarsi in questo sport grazie alle Fiamme Azzurre. L’abbiamo disturbata al telefono poco prima del silenzio olimpico, a pochi giorni dalla partenza per Rio, per sentire le emozioni che scorrono nelle vene di un atleta in partenza per un sogno. La prima sorpresa è quella di una voce dolce dall’altra parte del telefono. Sorpresa, come se una sorta di pregiudizio ci facesse pensare che una ragazza che alza pesi dovesse avere per forza una voce mascolina. Dietro quella voce c’era davvero una giovane ragazza con un «pesante» sogno tra le dita. Non un supereroe, ma un’atleta che ha lavorato sodo ed è riuscita ad arrivare esattamente dove voleva arrivare. Mercoledì sera Giorgia è scesa in pedana dopo aver scandito il tempo che mancava al debutto a suon di seflie per far sapere a tutti dì lì a poco anche le sarebbe stata protagonista. Costume blu, e fiocchetti in tinta tra i capelli che rendesse giustizia alla sua femminilità per chi ancora avesse qualche dubbio. Giorgia Bordignon ha partecipato alla categoria dei 63kg. Per la precisione lei ne pesa 62,75kg e nella sua finale ne ha alzati 115 prima dell’esercizio dello strappo e 119 in quello dello slancio classificando sesta alla sua prima Olimpiade. Chi ha vinto era davvero di un’altra categoria, ma vincere non è davvero mai l’unica cosa che conta soprattutto per chi porta in giro uno sport che quasi non esiste per buona parte della popolazione italiana se non nei 20 giorni a cinque cerchi. L’ultimo tentativo di Giorgia è stato per il 123kg spinta dal suo allenatore, Alessandro Ficco che le urlava tutto il bene del mondo per caricarla e trovare quello che c’è oltre il limite. Quel peso infinito è arrivato fino alle spalle e siamo stati in tanti davanti alla tv a fare forza nei nostri scarsi bicipiti come se il nostro contributo avrebbe potuto slanciare verso l’alto anche quello l’ultimo incredibile ostacolo che pesava quasi il doppio dell’atleta stessa. Giorgia si è fermata lì, ha toccato il suo limite e ha lasciato cadere l’enorme bilanciere sulla pedana. È corsa fuori verso Ficco in un pianto disperato. Un pianto di tensione e di gioia che si sono liberate in un solo secondo. La consapevolezza di essere arrivata dopo tanta fatica e tanti sacrifici là in cima, sull’Olimpo dove in pochi, che siano vincenti o meno, possono riuscire a vedere e raccontare. Ne ha voluto parlare anche Radio Deejay. Sempre attenti ad andare oltre lo scontato e a quello che hanno già detto tutti. È una bella storia di quelle che fanno bene sempre al mondo dello sport e che fa parte anche alla nostra Varese. Il suo sport non è certamente tra i più conosciuti e anche lei ne ben consapevole. Purtroppo ce ne dimenticheremo almeno fino alle prossime Olimpiadi ma, delle storie non ce ne possiamo dimenticare. Il nome di Giorgia Bordignon resterà scritto nella mente di tanti appassionati, e noi non smetteremo mai di ringraziarla.