– Il saluto a cuore aperto di Mauro Silvestri a suo fratello Claudio: «Ora sei libero, puoi tornare a correre». In Chiesa il tabù sull’omosessualità di “Ozzo” si rompe, e diventa rimorso: «Forse in una società diversa tutto questo non sarebbe successo». Parole schiette e piene di affetto e di rispetto, quelle con cui Mauro Silvestri, al termine della Messa nella Chiesa parrocchiale di San Giorgio, ha salutato e raccontato a modo suo il suo “fratellino”
Claudio. Partendo da quell’episodio che gli ha cambiato, e segnato per sempre, la vita, e che è ancora scolpito nella memoria di tutti gli jeraghesi, quel 16 aprile del 2000, quando Claudio Silvestri rimase in coma dopo un tragico schianto sul Sempione a Busto Arsizio che costò la vita a due suoi amici. «Abbiamo avuto la fortuna di prenderci cura e di occuparci di te, di conoscerti meglio – racconta Mauro Silvestri dal “pulpito”, rivolgendosi direttamente a Claudio che era chiuso nella bara di fronte a lui – al risveglio dal coma eri cambiato, ma alcuni tratti del tuo carattere erano rimasti intatti: la tenacia che ti ha sempre contraddistinto era una delle tue grandi qualità, non ti sei mai lasciato abbattere, hai sempre lottato per migliorare giorno dopo giorno e per ottenere nuovamente la tua indipendenza. Ci sei riuscito». Impossibile non legare quell’episodio a tutto ciò che è stato poi Claudio Silvestri. «A volte – ammette con coraggio il fratello Mauro – provavo pena nel vederti e nel pensare a te, ma ciò era compensato dall’ammirazione che suscitavi in me, per il modo positivo che avevi nell’affrontare la vita. La “super-mamma” che hai si è sempre occupata di te, è sempre stata al tuo fianco in ogni occasione». Una madre, la signora Anna, che ha temuto di perdere un figlio 16 anni fa e che la scorsa settimana, andata in vacanza, non lo ha più rivisto. Ma per l’assassino, il fratello ha parole di umana pietà: «Colui che pensava di derubarti, in fin dei conti, si è preso solo i tuoi problemi – afferma Mauro Silvestri – tu ora sei libero, puoi tornare a correre, lui no. Vigileremo affinché paghi per ciò che ha commesso. Sarà poi Dio a giudicare». Eppure qualcosa da recriminare rimane, quando il fratello rompe il tabù dell’omosessualità di Claudio: «L’aggressione subita un paio di anni fa la aveva rivelata, ed era diventata un peso insopportabile, anche se alcuni di noi erano già al corrente – svela Mauro – a causa dei tuoi handicap eri una persona indifesa e hai trovato chi ha potuto approfittarne. Forse in una società diversa ciò non sarebbe successo. Una società, come dice Papa Francesco, che si occupa dei più deboli e degli indifesi». Ma per l’odio «non c’è spazio», chiarisce Mauro Silvestri. «Cerco di tenere lontano da me sentimenti negativi, voglio vivere con principi quali l’onestà e il rispetto per gli altri, e insegnarlo a mio figlio». C’è spazio per il ricordo di un rapporto speciale tra i due: «Sapevi che potevi contare sul mio aiuto. Richieste quasi quotidiane, cercavo di aiutarti, ho fatto il possibile. Ero tuo fratello maggiore, questo era il mio dovere». Come quando Mauro lo portava fuori con gli amici: «Eri dei nostri – ricorda – tra di noi c’è stata sempre massima fiducia, e di questo ne vado fiero. Sei stato un fratello e un amico. Immagino che ora tu non abbia grandi necessità, starai bene dove sei, ma puoi contare sempre su di me, per te ci sarò sempre. Non ci potremo vedere e non mi potrai mandare messaggi whatsapp, ma se hai bisogno di me fai in modo di comunicare, io saprò ascoltare. Claudio, sarai sempre con noi, ma ora sei libero, puoi tornare a correre».