Mamma Paola a tu per tu col destino: «Mi auguro solo che arrivi la verità»

Paola Bettoni, madre di Lidia Macchi, era in aula dalle 9 del mattino e durante la giornata è apparsa a tratti stanca per quel salto indietro di 29 anni. La donna è rimasta fino alla fine dell’incidente probatorio durato oltre 12 ore

– «Arrivare alla verità per Lidia? Me lo auguro». Paola Bettoni, la madre di Lidia Macchi, ha mormorato queste parole durante una dell’incidente probatorio fiume che ieri ha cristallizzato le dichiarazioni di quelli che la procura generale di Milano considera i testi chiave dell’indagine.
Alle 9 del mattino era già in aula, accompagnata dal legale di parte civile , per assistere agli interrogatori. è apparsa a tratti stanca, quasi stremata. «È la prima volta che si trova in un aula di tribunale dive si discute dell’omicidio di Lidia» ha detto Pizzi. Da 29 anni la famiglia Macchi attende una svolta, uno sviluppo nell’inchiesta mai chiusa sull’assassinio della bella scout. La famiglia Macchi ha sempre detto di volere «la verità per Lidia, non una colpevole per forza». E ieri per Paola è stata una giornata particolare e difficile allo stesso tempo.

Un processo, questo di fatto è, per l’omicidio di Lidia. Ascoltare ogni dettaglio, ogni parola su quel periodo dai diretti protagonisti. E poi c’è stato l’incontro con , l’uomo accusato di averle ucciso la figlia, 29 anni dopo l’ultima volta. Binda l’amico di Lidia, Binda che una sera in casa Macchi giocò con altri amici e Lidia a un gioco di indovinelli che appassionò tanto , padre della giovane, da dissuaderlo dall’uscire per restare con i ragazzi. Binda che poco dopo l’omicidio andò a cena a casa Macchi e per il quale Paola cucinò una torta di mele. Binda che, sino al 15 gennaio scorso, per Paola era un volto lontanissimo, dimenticato. «Non era tra gli amici di Lidia che frequentavano casa nostra» ha detto Paola. Che sui contenuti dell’incidente probatorio non ha rivelato una parola.

Sorride solo quando parla dei «nipoti che stanno bene e diventano grandi a vista d’occhio», della figlia Stefania, che ieri è stata ascoltata, che è dovuta «scappare a Milano per prendere proprio i bambini». Rimanendo quella donna gentile e riservata che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi 29 anni. Anni «difficili», superati con il sostegno «dei tanti amici» e di una fede autentica. È sempre rimasta la voglia, la necessità di «sapere la verità». Senza giustizialismi –

«al termine delle indagini sapremo» – senza gridare mai. È rimasta, Paola, sino al termine di un incidente probatorio durato oltre 12 ore. È rimasta «per capire», ha detto. È rimasta per Lidia. È l’avvocato Pizzi a tornare sulla volontà della famiglia Macchi: «Se Binda sarà giudicato colpevole, avranno avuto verità. Se Binda fosse assolto non si accaniranno mai contro di lui».
Paola ieri sorrideva con educazione ma alla fine era stanca. Stanca per quel salto indietro di 29 anni con gli stessi protagonisti di allora. A sentire di quel mondo dove forse si è consumato l’omicidio di sua figlia. «Arriveremo alla verità? Me lo auguro». Ed è davvero il solo desiderio che per Paola e per tutta la sua famiglia conti davvero.