Gli atenei varesini sono tra i migliori d’Italia. Lo decreta il Sole 24 Ore, in una classifica delle università italiane pubblicata ieri sul cartaceo, e consultabile nel dettaglio anche online.
Il quotidiano economico ha pubblicato le graduatorie generali e divise per parametri specifici, considerando sessantuno atenei statali e sedici non statali, considerando indicatori che hanno valutato la qualità della ricerca, della didattica, le opportunità di stage e di occupazione post laurea, la sostenibilità, le borse di studio e molto altro, compreso il giudizio degli stessi studenti laureandi.
Le migliori università in assoluto sono risultate Verona e Trento, che guidano anche le classifiche specifiche per la didattica (Trento, a pari merito con il Politecnico di Milano) e la ricerca (Verona).
L’università dell’Insubria, presa nella totalità di Varese e Como si posiziona ventottesima su sessantuno nella classifica generale, ventiquattresima per la didattica e trentatreesima per la ricerca.
Ma è nel rapporto con il mondo del lavoro che l’ateneo statale del territorio dà il meglio di sé: è addirittura all’ottavo posto per gli stage, in un parametro che calcola i crediti formativi ottenuti dagli studenti grazie a queste esperienze lavorative, mentre si piazza tredicesima per l’occupazione, che prende in considerazione la percentuale di studenti in cerca di lavoro ad un anno dalla laurea, evidentemente bassa per il nostro territorio. Ottava posizione anche per quanto riguarda l’efficacia, cioè il parametro che calcola la media di crediti formativi che ogni iscritto ottiene in un anno: ad essere sotto osservazione, quindi, in questo caso è la capacità dell’ateneo di mantenere i ragazzi in regola con gli esami. E l’Insubria è ampiamente promossa.
Ottima anche la prestazione della Liuc, l’ateneo di Castellanza legato all’Unione Industriali di Varese: sui sedici atenei non statali presi in considerazione, è sesta nella classifica generale, quarta per la didattica e ottava per la ricerca.
In alcuni parametri, poi, la Liuc si piazza addirittura nelle prime tre posizioni: è seconda per la mobilità internazionale, cioè per la percentuale di crediti formativi che i suoi ragazzi riescono ad ottenere sul totale che li porterà alla laurea, terza per l’efficacia, terza per l’occupazione ad un anno dalla laurea e addirittura prima nel voto degli studenti.
Un parametro fondamentale, dove si considera la soddisfazione dei laureandi, e il loro giudizio complessivo sulla propria esperienza universitaria. A questo proposito, l’Insubria è esattamente a metà classifica, al trentacinquesimo posto.
La Liuc però scivola sulla qualità della produzione scientifica, quattordicesima sui sedici atenei non statali presi in considerazione: qui la classifica si basa sui dati dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, un ente pubblico vigilato direttamente dal ministero per l’Università e la Ricerca.
Dalla classifica del Sole, però, oltre all’ottima performance degli atenei varesini, appare chiara l’immagine di un’Italia ancora spaccata in due: tra gli statali, gli atenei meridionali si affollano nella seconda parte della classifica generale, e nessuna università del centro nord compare mai negli ultimi sedici posti.
Un problema dovuto soprattutto all’emigrazione, che porta nelle università del nord gli studenti più preparati e motivati.
Chiara Frangi
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