Noi che restiamo in città e proviamo a giocare un po’ con la testa degli altri

Rimasto come ogni anno in città nel periodo di Ferragosto per godermi una pace e tranquillità che dovrebbe essere consueta, senza il frastuono provocato dal traffico non solo di auto ma anche di “ imbecilli venuti giù con la piena “ come dicono a Milano, un poco misantropo, mi chiedo se alla fine si possa vivere bene senza mondanità, senza troppi viaggi, senza feste collettive e chiassose.

Si rimane non lontani da casa: ai laghi, monti, fiumi, parchi, giardini storici e ci si chiede se una dolce e appagante serenità è molto diversa da quella che godremmo ovunque col sole, le acque, i cieli, il mutamento dei colori e delle stagioni e, soprattutto, il silenzio. Che gli italiani aborrono, essendo i più chiassosi al mondo. Gli italiani non parlano mai, urlano, recitano, si devono far notare.

Per essere anche venali, occorrerebbe stimare come le vacanze lontano da casa rispondano ai rapporti di qualità rispetto al prezzo. L’appetito di cose diverse viene smorzato, restando qui, da una maggiore attenzione per ciò che ci circonda anche abitualmente, immaginando di essere altri e magari divertendosi. A volte si ride anche soli, senza essere devastati mentalmente, per una bella pensata, come ad esempio sulle spiaggette dove s’incontrano i simpaticissimi e numerosi olandesi che amano il nostro Lago Maggiore. Chiedendosi i motivi di così numerosa presenza, necessita “farsi olandesi “. Da loro manca un così bel lago, ma mancano soprattutto le montagne che lo delimitano in un Paese dove quella più alta deve essere un cavalcavia. Ecco, si viaggia anche con la testa degli altri, giocando ad essere altri.