Cartella pazza, ci risiamo. Il Fisco gela la pensionata «Hai debiti per 2 milioni»

Udicon: «La gente ha paura ed è sfiduciata, ma di fronte a possibili abusi e soprusi occorre opporsi. Nonostante una legislazione pro Fisco, ben il 35% delle sentenze sono a favore dei contribuenti»

– Cartelle esattoriali dubbie? «Impugnare e contestare. Senza piegarsi alle pretese del Fisco». C’è la pensionata a cui vengono contestati debiti fiscali per due milioni e il carrozziere che si vede recapitare una cartella da quasi centomila euro, tanto da pensare a un mutuo per pagare.

Tutti casi che arrivano agli sportelli di Udicon (Unione Difesa Consumatori), associazione consumatori riconosciuta a livello ministeriale, che nella nostra provincia ha sedi a Varese, Busto, Gallarate e Sesto Calende. «La gente ha paura ed è sfiduciata – racconta il commercialista di Gallarate, presidente regionale di Udicon, che ha la sede lombarda in via Volta a Varese – ma di fronte a possibili abusi e soprusi occorre opporsi. Come associazione dei consumatori, siamo qui apposta,

con i nostri professionisti, per dare una mano ai cittadini, verificando la correttezza delle pretese e aiutando i contribuenti a sostenere le proprie ragioni di fronte all’amministrazione tributaria. Il nostro invito ai cittadini è che si facciano ascoltare e non si pieghino alle ingiustizie». Il punto, spiegano gli esperti fiscali di Udicon, è che «il sistema tributario italiano è sperequato, in quanto privo di garanzie per il contribuente. Quando viene emesso un atto, ad esempio un accertamento esecutivo, o si paga, o lo si contesta, o dopo sessanta giorni partono le azioni esecutive». Così, in alcuni casi, il contribuente più debole e meno “attrezzato”, si trova nelle condizioni di pagare o rateizzare prima ancora di sapere se effettivamente quanto gli è stato contestato sia dovuto o sia una pretesa legittima.

Anche perché ci sono anomalie incomprensibili: ad esempio il fatto che le cartelle scadute o prescritte non vengano annullate in automatico dall’agente di riscossione, ma si debba andare di fronte al giudice tributario, o da quello ordinario a seconda della natura del debito, per l’annullamento. «Ma i cittadini devono sapere – aggiungono i professionisti di Udicon – che, nonostante una legislazione decisamente pro Fisco, il disincentivo dei costi delle azioni in giudizio e del contributo unificato e persino l’anomalia di un sistema in cui le commissioni tributarie risiedono fisicamente nelle stesse sedi dell’Agenzia delle Entrate, ben il 35% delle sentenze sono a favore dei contribuenti». C’è da crederci, affidandosi agli esperti della materia. Anche perché qualche carta da giocare ce l’hanno. Ad esempio, una recente sentenza, «molto innovativa», della Corte di Cassazione, concede al contribuente la possibilità di impugnare cartelle e ruoli che non siano stati validamente notificati e dei quali il contribuente sia venuto a conoscenza attraverso l’estratto di ruolo rilasciato dal concessionario.

In soldoni, basterà farsi stampare, ad esempio da Equitalia, l’estratto di ruolo (una sorta di “estratto conto” dal quale é possibile vedere i debiti che il contribuente ha verso l’agente di riscossione) per impugnare le cartelle. «Una volta che un atto viene contestato, è la parte pubblica che deve dimostrare, carte alla mano, la legittimità della pretesa» ricorda Peppino Falvo.
Altri suggerimenti utili sono ad esempio l’impugnazione dell’avviso di intimazione o quello del preavviso di iscrizione ipotecaria, così come sono impugnabili anche il preavviso di fermo amministrativo del veicolo e il pignoramento di crediti presso terzi o dei conti correnti.