“Lupo”, cassanese con il mal d’Africa

Un appartamento nella periferia di Nairobi, un progetto per inserire gli ex carcerati nella vita normale. La storia di Gianluca Zambotto, cresciuto con il Continente Nero nel cuore e oggi volontario in Kenya

– Una frase sulle pieghe di un diario di un viaggio africano diceva così: «Scriverò dell’Africa con una penna rossa, come grande è l’amore, così come la sua terra e il sangue di chi la bagna, tutti i giorni. Scriverò dell’Africa con una penna nera, come la pelle ed il futuro di chi non ha di che mangiare, di che curarsi, di che sperare. Scriverò dell’Africa con una penna verde, come gli alberi d’Africa, così solenni, così ampi, così imponenti. pieni di occhi e zampe, fauci e piume,colori e bellezza. Scriverò dell’Africa con una penna gialla, come il sole che, nonostante tutto, splende ogni giorno. Scriverò d’Africa, continente che ci ha fatto nascere e che è la nostra culla. Scriverò della terra che per pochi, pochissimi giorni ho sfiorato, e che mi ha straziato, nel bene e nel male».

Quello dell’Africa per , 23enne di Cassano Magnago, Lupo per gli amici, è sempre stato un sogno che ha coltivato per tantissimo tempo, leggendo, informandosi, facendosi raccontare le sfumature di quel continente da chi lo aveva vissuto veramente. Anche da chi quella frase ad inizio pezzo l’aveva scarabocchiata su un libricino di viaggio. A ottobre Gianluca è partito per Nairobi con la Caritas Ambrosiana, e tuttora è nella capitale del Kenya a prestare servizio. Vive in un appartamento a Kahawa West,

una zona periferica della città, e ogni giorno cammina venticinque minuti per raggiungere la St. Joseph Cafasso Consolation House, una residenza riabilitativa per ragazzi minori di 23 anni che hanno terminato il loro periodo di carcerazione.È tornato in Italia sono per qualche giorno a cavallo di Natale, e ogni tanto riusciamo a contattarlo tramite Skype. E ci racconta così le sue impressioni, i suoi appunti di viaggio: «Quando parti per undici mesi, devi essere convinto di ciò che fai, devi avere un’idea, un sogno nel cuore. I primi giorni dopo il mio arrivo a Nairobi, ero quasi in difficoltà, mi domandavo chi me l’avesse fatto fare. Poi ho ritrovato le ragioni che mi hanno spinto a lasciare il lavoro per intraprendere questo viaggio».

Ora le cose vanno bene, vanno avanti, a ritmi africani: «È necessario abituarsi al loro modo di vivere, però con i ragazzi mi trovo bene, ci troviamo bene, perché con me c’è un’altra ragazza italiana che segue lo stesso progetto della Caritas Ambrosiana. Siamo qui per aiutare i giovani ex detenuti a reinserirsi nella comunità, e lo facciamo attraverso attività come agricoltura ed allevamento, che possono servire ai ragazzi così come al centro per diventare auto-sostenibile nei prossimi anni. Non è semplice come compito ma è stimolante, è bello il rapporto che si crea con i ragazzi. Nel quartiere in cui viviamo invece, Kahawa West, ormai tutti ci conoscono, sanno il nostro nome e ci salutano per strada».
Dopo essere tornato in Italia per qualche giorno a dicembre, Lupo potrebbe tornare a Cassano Magnago a giugno, prima di rientrare a Nairobi fino a settembre: «Tornare ogni tanto fa bene, mi serve per rivedere la mia famiglia, per ricaricare le pile e per tornare in Africa più motivato di prima. In estate poi apriranno i cantieri di solidarietà, quindi per un breve periodo di tempo ci raggiungerà qualche volontario in più dall’Italia. Terminato il mio compito qui, mi piacerebbe viaggiare in Asia».