La signora Adelaide è a caccia di una badante. Mamma Serafina è in là con gli anni e le gambe, e non solo quelle, cominciano a vacillare. Ma non vuole rinunciare ai suoi spazi, alla sua casa, ai suoi ricordi. Occorre quindi trovare qualcuno che le stia accanto, le dia una mano quando serve, lanci l’allarme se qualcosa non va, la rassicuri quando le paure hanno il sopravvento. Da brava e concreta varesina, la figlia Adelaide sta vagliando diverse candidature.
E valutando le varie referenze. C’è la polacca che è stata dai Colombo, l’ucraina che ha lasciato un buon ricordo dai Macchi, quel peruviano che viene raccomandato dai Bianchi. Mai la signora Adelaide affiderebbe sua mamma a qualcuno che non ha esperienza nell’assistere gli anziani. Vuole andare sul sicuro, quando ha voglia di rischiare va in ricevitoria e gioca al Lotto. Non lo fa sulla pelle di sua madre. La stessa signora Adelaide verrà chiamata fra qualche mese a scegliere qualcosa di più del badante della sua città. Le sarà chiesto di indicare quello che, con la fascia tricolore a tracolla, dovrà rappresentare Varese, dovrà farla crescere, dovrà bussare alle porte di Stato e Regione per portare a casa i quattrini che servono a garantire infrastrutture e servizi. Dovrà pure fronteggiare le emergenze, dalle alluvioni alle epidemie di influenza.
I partiti hanno messo lì dei nomi. Quasi tutti hanno fatto a gara a candidare personaggi che con la cosa pubblica poco o nulla hanno avuto a che fare. Soprattutto il centrodestra che alla fine schiera Orrigoni e Malerba. Il centrosinistra ha fatto scegliere agli elettori e questi, alle primarie, hanno puntato su Galimberti che dei quattro in lizza, pur essendo stato indicato dalla segreteria del Pd, era quello con meno connotazioni politiche. Ma tant’è.
Adesso vanno dunque di moda i “civici”, ammesso che ci sia qualche distinzione tra civico e politico, come ha ben spiegato su queste colonne Matteo Inzaghi nei giorni scorsi. È solo un gioco di parole: quel “civico” vorrebbe significare “lontano dalla politica”. Ma siccome si apprestano a farla, la politica, e da posizioni di potere, potrebbero anche essere definiti dei politici senza referenze. E a questo la signora Adelaide dovrebbe pensarci bene. Giusto per non essere gabbata ancora una volta da quei partiti che, per paura di perdere consenso, non arrischiano i veri volti dei manovratori. Preferiscono mandare avanti notabili della società civile nella speranza che, di fronte alle difficoltà della gestione della cosa pubblica, questi ultimi si affidino poi a loro che di esperienza ne hanno da vendere. Salvo poi lamentarsi che la burocrazia – statale, regionale, comunale – sta diventando un mostro invincibile. Per forza: se gli unici che conoscono a fondo la materia nei ministeri e negli assessorati sono i burocrati, è normale che si diventi ostaggio di questo o quel dirigente.
Così facendo i partiti – quei partiti – non si rendono probabilmente conto che stanno alzando bandiera bianca, dichiarando la propria incapacità a governare, la propria inutilità di fondo.
Stanno in pratica sdoganando quei referendum telematici che tanto piacciono a Grillo e al suo entourage. Ma se ti metti a giocare come vuole l’avversario, molto facilmente sarà lui a vincere. Se i partiti giocano all’antipolitica, non bisognerà poi lamentarsi se la gente considera la “casta” con la stessa amabile cordialità con cui accoglie gli scarafaggi in cucina. E se la diserzione alle urne si fa, di elezione in elezione, maggiormente consistente.
Un amministratore preparato e navigato come Attilio Fontana, cui anche gli avversari riconoscono capacità politica e doti di arte del governo, ha sudato anche più delle sette proverbiali camicie per tenere insieme una maggioranza che tranquilla non lo è mai stata. Dovesse essere un “civico” a prenderne il testimone, gli auguriamo buona fortuna. Ne avrà bisogno.