Berlino, 6 feb. (Apcom) – E’ stato “The International” a
inaugurare ieri sera la 59esima edizione della Berlinale.
Un’apertura che conferma appieno la tradizione del festival del
cinema di Berlino, da sempre considerata la più “politica” tra le
rassegne internazionali. Anche questa volta il direttore Dieter
Kosslick non si smentisce: “The International” del tedesco Tom
Tykwer (il regista, tra l’altro, di “Profumo” e “Lola corre”) è
un thriller sulle macchinazioni oscure delle banche. Un film che
più attuale non si può.
Altrettanto impegnati e scomodi sono molti dei 18 titoli in
corsa per aggiudicarsi l’Orso d’Oro: da “London River” di Rachid
Bouchareb sugli attacchi terroristici a Londra del luglio 2005 a
“Storm” del tedesco Hans-Christian Schmid, che affronta le
conseguenze giuridiche dei crimini di guerra nella ex Jogoslavia,
fino a “Darbareye Elly”, un film sui sentimenti delle trentenni
iraniane. E non mancano temi meno convenzionali, come
l’evoluzione dell’industria agroalimentare e gli effetti della
produzione alimentare di massa, al centro delle pellicole di
“Kulinarisches Kino”. Una sezione in cui verrà proiettato anche
il documentario “Terra madre” di Ermanno Olmi.
Quello di Olmi è uno dei pochi nomi italiani presenti a questa
Berlinale. Non ci sono infatti registi italiani tra i film in
concorso e il Bel Paese dovrà accontentarsi di tre-coproduzioni:
“The Dust of Time”, diretto dal regista greco Theo Angelopoulos,
con Bruno Ganz e Valeria Golino, “Eden à l’ouest” (Eden is West),
del greco Costa-Gavras (con, tra gli altri, Riccardo Scamarcio),
e “Ricky” di Francois Ozon. Dei tre soltanto “Ricky” sarà in
concorso.
A presiedere la giuria è l’attrice scozzese Tilda Swinton, che
non ha mancato l’occasione della conferenza stampa inaugurale di
questa mattina per sottolineare ancora una volta il tratto
politico del festival. L’attuale crisi finanziaria colpisce
soprattutto i più ricchi, mentre bisognerebbe concentrarsi anche
su altre crisi, come quella di Gaza, ha affermato la Swinton.
Nonostante la generale crisi economica e finanziaria l’aspetto
più mondano della rassegna non verrà trascurato. Certo, non ci
sarà la parentesi musicale dello scorso anno, con l’arrivo a
Berlino di big del pop e del rock come Madonna e Rolling Stones.
Eppure sul tappeto rosso sfileranno star del calibro di Demi
Moore, Kate Winslet, Keanu Reeves e Monica Bellucci.
Sarà inoltre nutrita la partecipazione tedesca. Su un totale di
386 film proiettati nelle diverse sezioni 98 portano a vario
titolo il marchio della Germania. C’è attesa, in particolare, per
“Deutschland 09”, un collage di 13 cortometraggi proiettato in
anteprima mondiale. Si tratta di una sorta di diapositiva della
Germania di oggi, che ricalca l’operazione già tentata nel 1978
da numerosi registi, tra cui Volker Schloendorff e Rainer Werner
Fassbinder, con “Deutschland im Herbst” (Germania in autunno).
Occhi puntati anche su “Winter adé”, una sezione che, in
occasione dei venti anni dalla caduta del Muro di Berlino,
raccoglie numerosi film girati in Germania e nei paesi del blocco
orientale tra 1977 e 1989.
Tra i momenti più attesi dagli appassionati di cinema spicca poi
la retrospettiva “70 mm – Bigger than Life”, all’interno della
quale saranno proiettati film classici in formato 70 mm, tra cui
“Ben Hur” di William Wyler, “Cleopatra” di Joseph L. Mankiewicz e
“West Side Story” di Jerome Robbins e Robert Wise.
La rassegna si concluderà il 15 febbraio. La sera prima saranno
annunciati i nomi dei vincitori degli Orso d’oro e d’argento.
Cep
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