Alcuni segnali di miglioramento ci sono, ma la disoccupazione a Varese rimane alta, tra l’8 e il 10 per cento.
È dunque con due stati d’animo contrastanti – la speranza di riemergere dalla crisi e la preoccupazione di una disoccupazione endemica – che oggi si festeggia il Primo Maggio. A Varese, a partire dalle 9 ci sarà un corteo per le vie del centro storico, che culminerà alle 11 al Garibaldino con il comizio del segretario nazionale della Cisl Maurizio Petriccioli.
Il titolo scelto dai sindacati Cigl, Cisl e Uil per la giornata è “Più valore al lavoro: contrattazione, occupazione e pensioni”.
«Da una parte la diminuzione della cassa integrazione ordinaria che fa pensare a un leggero miglioramento. Ma questo dato è in contrasto con il peggioramento della disoccupazione che a Varese ha raggiunto il 9 per cento, mentre in Italia sta scendendo – dice Umberto Colombo, segretario generale della Cgil – In più c’è un lieve aumento della disoccupazione giovanile, Il territorio di Varese deve diventare attrattivo per il settore manifatturiero e produttivo perché si stanno susseguendo casi di aziende che si trasferiscono all’estero».
«I temi all’ordine del giorno sono la contrattazione con il rinnovo dei contratti, la riforma delle pensioni, le garanzie sociali e la tutela dei lavoratori. Poi l’applicazione delle norme, la sicurezza degli ambienti, la contrattazione di secondo livello e la riforma fiscale» afferma Gerardo Larghi, segretario generale della Cisl dei Laghi. Partiamo però dai segnali positivi: «Veniamo da anni in cui la paura di perdere il posto portava alla rinuncia di far valere i propri diritti salariali. Questa paura si è attenuata». Che ci siano leggeri miglioramenti nell’occupazione è visibile negli uffici vertenze: «Diminuiscono le cause legate alla crisi aziendali e ai licenziamenti collettivi, e aumentano in modo deciso le cause legate alle condizioni di lavoro – continua il segretario generale – Gran parte dei lavoratori cambia posto di lavoro avendone già un altro. La crisi non so se è alle spalle, ma è meno pressante di prima».
Un dato che preoccupa sempre è quello della disoccupazione giovanile.
«Qui bisogna essere realistici – continua Larghi – Oggi fanno più fatica a trovare lavoro i liceali che i tecnici. Proprio l’altro giorno ho visitato una fabbrica della provincia di Varese assolutamente moderna i cui 600 dipendenti hanno un’età compresa tra i 30 e i 35 anni. In realtà, le aziende vorrebbero assumere i giovani perché sono portatori sani di innovazione e perché costano meno. E invece il ricambio è scarso, perché i lavoratori che lo vorrebbero non possono andare in pensione».
E qui arriviamo a un tema che scotta: quello della pensione. «La riforma è stata pensata in algide aule universitarie separate dalla realtà – continua Larghi – Noi sosteniamo che quella riforma vada cambiata: discutiamo pure di flessibilità in uscita con penalizzazione, ma non è possibile tenere un lavoratore fino a 65-7 anni».