In città è guerra all’ultima epigrafe nel nome della sestesità. Le due principali agenzie di servizi funebri, Furlan e Rrc srl, hanno avviato una vertenza che chiama in causa cittadini e amministrazione comunale.
Motivo del contendere l’utilizzo da parte di Rrc del marchio Cova della storica agenzia sestese di pompe funebri avviata 80 anni fa da Maurizio e poi gestita dal figlio Pietro. Nel luglio 2013 l’ottuagenario Pietro ha chiuso l’attività e venduto a Rrc, società con sede ad Arona che ha conservato due sedi: a Sesto (in via Maddalena) e Oleggio. Ma nelle epigrafi affisse nel Comune di Sesto, nella pubblicità apparsa sul notiziario comunale e nel sito continua a comparire il marchio Cova.
«Questa è pubblicità ingannevole – spiega – perché da nessuna parte figura che la sede sia ad Arona: i sestesi, affezionati da generazioni al nome Cova, si rivolgono a RRC credendo di fruire di un servizio sestese, salvo poi scoprire, al ricevimento della fattura, che la società è piemontese. Oltre ad essere concorrenza sleale, è un inganno per i cittadini. Chiediamo trasparenza«. Conferma il fratello : «Dalla visura camerale del 4 settembre non risulta che il marchio sia stato ceduto da Cova a Rrc,
né figurano integrazioni all’atto originale di cessione dell’attività; tramite i nostri legali a marzo diffidammo RRC dall’utilizzare il nome, invitandoli a specificare la denominazione esatta della loro società, evitando di pubblicizzare un’azienda ormai chiusa. Ma senza esito». Ribatte , figlio di Pietro e procuratore della Rrc: «Io sono responsabile della sede sestese e sono autorizzato ad utilizzare il marchio di mio padre. Pago le tasse a Sesto e non truffo nessuno, i cittadini mi conoscono. Siamo in regola e i nostri legali lo dimostreranno».
Qualcuno però non è concorde nel dichiarare l’azienda sestese. Fra questi , presidente blog ILoveSestoCalende, che spiega: «Abbiamo ricevuto la richiesta d’ammissione di quest’impresa al blog cittadino, ma dopo aver fatto le opportune ricerche ho appurato che la società non è sestese, pur avendo un ufficio in loco. Mauro Cova non è titolare della società, ma un semplice dipendente. Per questo abbiamo rifiutato l’adesione. Nessuna volontà di porre veti: ma lo statuto impone il rispetto di certi requisiti che garantiscono imparzialità». E il Comune cosa ne pensa? «Abbiamo commesso un errore veniale sponsorizzando Cova sul notiziario – ammette , assessore al Commercio – Questa diatriba fra commercianti è una brutta storia, una guerra dei morti. Ho cercato di dirimere la questione invano. Se ci sarà un provvedimento legale o di polizia interverrò. Ora non posso fare nulla».
© riproduzione riservata