E’ un sogno che dura 30 lunghissimi minuti quello di Varese. Trenta minuti perfetti, come accaduto venerdì contro i padroni di casa di Chalon, solo che su uno spartito tattico diverso, preparato mirabilmente da coach Paolo Moretti e portato a compimento egregiamente dai suoi prodi in campo. Poi, nell’ultimo quarto, la luce dei biancorossi ha iniziato a farsi dapprima meno intensa, poi è diventata flebile, poi è scomparsa, nonostante tentativi di riaccenderla di puri orgoglio e attributi da parte di Wayns e compagni.
Buio, però, alla fine è stato. All’ultimo chilometro la Fiba Europe Cup finisce nelle mani di Francoforte, che al 40’ emerge 62-66. Non bastano i 19 punti di un Wright magnifico nell’orchestrare la squadra, nel mettersi in proprio e nel combattere contro il dolore (ha giocato su una caviglia sola dopo la storta di venerdì): il play ex Pesaro ha cercato di ribattere fino all’ultimo alla veemente uscita dal guscio dei tedeschi nei 10’ conclusivi, arrendendosi per ultimo. Non basta Wayns, arma usata con giudizio per 37 minuti, spuntato anche lui nel finale convulso e difficile. E non basta, infine, il sacrificio di Davies – in una partita difficile contro i corposi lunghi tedeschi – quello di Cavaliero in difesa, quello di Campani su entrambi i lati del campo.
Varese – comunque applauditissima dai 500 supporter venuti dalla Città Giardino per incitarla – tecnicamente paga l’1/7 al tiro di Kuksiks, seguito come un mastino nelle sue uscite al tiro. E paga, a carissimo prezzo, il vistoso calo fisico – e anche un po’ mentale – del quarto decisivo, travolta da una Francoforte a cui nei minuti conclusivi è riuscito tutto quanto prima gli era stato brillantemente impedito. La frazione della verità è stata clamorosa per gli Skyliners: 28 punti segnati (contro 15), 6/8 da tre, una messe di canestri e falli (che ingenuità di Davies, però: due regali assurdi ai dirimpettai, uno su un tiro da tre…)lucrati sotto le plance. E il sogno è svanito.
Peccato, perché i primi trenta brevi capitoli di una storia che poteva essere diversa vanno scolpiti nella pietra. Francoforte è grossa e fisica sotto canestro? Varese raddoppia gli omoni teutonici e ribatte con la stessa moneta. Francoforte predilige i ritmi bassi? Varese un po’ si adegua e un po’ no, non lasciando però mai il pallino del gioco agli avversari, in vantaggio praticamente solo una volta (13-15 al 9’). Poi è la Openjobmetis a imporsi, in un crescendo che arriva fino al 45-33,
massimo vantaggio, del 29’. La liquefazione finale – davanti a un pubblico di Chalon banalmente antisportivo e dalla parte dei tedeschi (quanto è bruciata ai francesi la semifinale casalinga persa?) – è lenta: Kuksiks mette la prima (e unica) bomba della sua partita, Wright fa e disfa dentro e fuori dall’area, Wayns si inventa un paio di canestri. La tenuta dietro, però, non è più quella dell’inizio e Francoforte rientra e sorpassa. La coppa è sua: a Varese resta l’applauso dei suoi tifosi che per tre giorni sono ritornati a sognare. Non è un merito da poco ascrivibile – dopo una stagione così travagliata – a Moretti, giocatori e società tutta.
: Davies 3 (1-6), Wayns 16 (5-5, 2-8), Cavaliero 3 (0-1, 1-5), Wright 19 (5-9, 2-3), Campani 6 (2-4, 1-1), Kangur 7 (2-2, 1-1), Ferrero 2 (1-3), Kuksiks 6 (1-7 da 3). Ne: Varanauskas, Testa, Rossi, Pietrini. All. Moretti.
: Klein (0-2, 0-1), Little, Voigtmann 12 (3-10, 1-1), Barthel 9 (3-6, 1-3), Robertson 15 (3-4, 2-6), Morrison 6 (3-3), Theodore 13 (2-7, 2-8), Scrubb 6 (0-4, 2-3), Doornekamp 5 (1-1, 1-4). Ne: Merz, Richter. All. Herbert.
. Da 2: V 12-21, F 15-37. Da 3: V 9-30, F 9-26. Tl: V 11-17, F 9-15. Rimbalzi: V 35 (7 off, Davies 7), F 37 (13 off., Morrison 8). Assist: V 13 (Cavaliero 4), F 14 (Robertson 4). Perse: V 16 (Kangur 5), F 12 (Booker 5). Recuperate: V 8 (Davies, Wayns, Kangur 3), F 12 (Theodore 3). Usc. 5 falli: Doornekamp, Davies. Spettatori: 4900.