La Russia a capofitto nella crisi, a rischio rublo e riserve


Mosca, 6 feb. (Apcom)
– Russia nella morsa della crisi economica,
costretta a navigare a vista tra svalutazione del rublo e calo
del petrolio. Una nuova iniezione di liquidità è all’ordine del
giorno per il settore bancario, annunciata dal premier Vladimir
Putin come misura anticrisi a colpi di stanziamenti miliardari:
nessuna “terapia d’urto” ma “aumento della presenza” statale nei
capitali dei principali istituti di credito. Intanto le autorità
si attendono disordini e proteste di piazza per i progressivi
tagli dei posti di lavoro e il crescere dell’inflazione che rende
sempre meno sostenibile la vita per i semplici cittadini. Mentre
il ministero delle Finanze sta finalizzando il suo progetto di
bilancio 2009, rivisto alla luce del crollo dei prezzi del
petrolio, sulla base di un prezzo medio di un barile di 41
dollari, contro i 95 iniziali: sarà presentato domani al governo.

Ma è dal Cremlino che arriva la notizia più preoccupante: il
consigliere economico del Presidente, Arkady Dvorkovic, ha
ammesso che il deficit di bilancio non potrà essere inferiore al
6,1% del PIL nel 2009, per la prima volta da oltre dieci anni. Le
entrate sono ridotte a un terzo rispetto al livello previsto,
soprattutto a causa del calo dei prezzi del petrolio. Nonostante
ciò, la spesa sociale potrebbe “aumentare”, mentre le proteste di
piazza contro le misure varate dal governo nel corso delle ultime
settimane,

evidenziano un crescente malumore della popolazione.
C’è inoltre la questione del rublo e delle riserve finanziarie.
Su queste ultime le agenzie di rating lanciano l’allarme e
invitano Mosca da mesi a sostenere la valuta. Le riserve sono
diminuite di più di un terzo, meno 400 miliardi di dollari dalla
fine di luglio. Mentre per il rublo si prospetta anche un
ulteriore pericolo: la grande scommessa della svalutazione viene
difesa a spada tratta dal governo, spalleggiato da un fronte
trasversale. Ma i russi faticano a dimenticare l’incubo del
default del 1998 e le spiegazioni tecniche avanzate oggi dal
Tesoro fanno poca presa su chi guarda l’euro oltre i 46,5 rubli
oggi. E anche il dollaro in forte ascesa a 36,3095 rubli.

A vedere il bicchiere mezzo pieno è invece il vicepremier e
ministro delle Finanze Aleksei Kudrin: secondo lui la
svalutazione della divisa nazionale ha un aspetto positivo:
“corregge” la bilancia dei pagamenti e la bilancia commerciale,
nonchè “aumenta l’afflusso di capitali”. E sostenendo de facto le
misure varate dalla Banca Centrale da mesi a questa parte, Kudrin
aggiunge: modificare il tasso di cambio è la principale misura in
tali circostanze.
Nel frattempo però il carovita galoppa e allarma la popolazione:
a gennaio l’inflazione è arrivata al 2,4%. Secondo l’agenzia
finanziaria Finmarket, l’aumento dei prezzi per i prodotti di
largo consumo “va ben al di là della presentazione del governo” e
“i prodotti sono rincarati di una volta e mezzo”. Durante l’anno,
il Ministero dello Sviluppo Economico prevede che l’indice dei
prezzi al consumo salga al 10-12%. Tuttavia, anche al momento di
tale previsione (pubblicata a dicembre), molti esperti hanno
avuto dubbi sul fatto che con la svalutazione e l’aumento delle
tariffe e dei prezzi, qualche rincaro “extra” ci sarebbe stato.
Prima l’ex-ministro dello Sviluppo economico German Gref –
attuale presidente del principale istituto di credito Sberbank –
ha ammesso che il 17% potrebbe essere una previsione plausibile.
Nella norma, ma se sarà meno sarà è semplicemente fortuna”,
continuano da Finmarket. Più tardi, l’ipotesi di Gref è stata
indirettamente confermata anche da Kudrin. A suo avviso, nei
prossimi sei mesi, “l’effetto della svalutazione sarà un aumento
dell’inflazione”. Di conseguenza, vi sono rischi di superare le
previsioni ufficiali per l’inflazione nel 2009, ma “la seconda
metà sarà più di successo”. Ma il vero successo, sarà evitare il
malcontento popolare, che cresce a vista d’occhio.

Cep

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