Camera penale di Varese: lo sciopero di quattro giorni si farà. Uno sciopero non nazionale, ma varesino: è la prima volta per la nostra provincia. «In queste condizioni non possiamo più lavorare. La situazione crea un impedimento a un adeguato esercizio del diritto di difesa e di ogni facoltà prevista dalla legge nell’ambito dell’esercizio difensivo».
«Cancellerie chiuse, errata programmazione delle udienze con slittamento dei procedimenti. Sappiamo che il tribunale soffre una grave carenza d’organico, ma una riorganizzazione degli uffici potrebbe alleviare il problema», commenta il presidente della camera penale .
E i tempi giudiziari varesini rischiano di allungarsi ulteriormente: ad oggi ci sono undicimila fascicoli aperti che attendono una sentenza. «Eravamo pronti a revocare lo sciopero – continua Esposito – Ma da luglio non abbiamo ricevuto risposte alle problematiche sollevate. Ribadiamo la nostra disponibilità ad annullare l’astensione, ma soltanto qualora ci venissero prospettate soluzioni concrete alla situazione».
Ad oggi i giorni di sciopero proclamati sono quattro: dal 14 al 17 ottobre. Le ragioni della decisione sono in una dettagliata deliberata consegnata nel maggio scorso a tutti i vertici della giustizia varesina: «Le ragioni sono molteplici – spiega Esposito stessa – e sono state più volte segnalate senza che la situazione mutasse. La corte d’Appello di Milano, informata della situazione, ha caldeggiato l’istituzione di un tavolo al quale avrebbero dovuto partecipare tutti i soggetti interessati per discutere concretamente di soluzioni. Nessun lavoro è stato ad oggi avviato: non abbiamo nemmeno una data a segnare l’inizio dei lavori». La delibera affronta in primo luogo le problematiche legate all’ufficio del giudice di pace. «La mancanza di una oggettiva visione del programma di udienza comporta un ingolfamento con tempi d’attesa lunghissimi per gli avvocati, e le parti», si legge nella delibera. Non solo: all’ufficio è legato anche un problema di sicurezza.
«La collocazione logistica è precaria, inadatta e connotata da un alto rischio per la sicurezza di tutti coloro che vi partecipano», sottolineano i penalisti rimarcando come la sede distaccata dell’ufficio (che affronta la maggior parte dei casi comuni di contenzioso, quelli che coinvolgono il maggior numero di cittadini) comporti parecchie difficoltà “logistiche”.
«Abbiamo già chiesto lo spostamento dell’ufficio in seno al tribunale individuando anche uno spazio – aggiunge Esposito – Non abbiamo ancora ricevuto risposte».
E ancora, la camera penale torna sul tema della chiusura forzata di cancellerie e segreterie.
«È evidente come gli uffici che interessano il settore penale soffrano di una preoccupante carenza e siano sguarniti anche del numero minimo di addetti necessario a soddisfare le esigenze che il servizio giustizia richiede».
E ancora: «Purtroppo, come sempre accade, tale situazione ricade sui difensori e i cittadini che hanno visto e vedono la riduzione degli orari di apertura delle cancellerie contraria alle norme in materia e non più tollerabile», si legge nella delibera che si rivolge anche alla procura, segnalando con forza la difficoltà di colloqui con alcuni sostituti procuratori.
Non c’è nella presa di posizione dei penalisti vena polemica: «Vogliamo essere ascoltati per migliorare il nostro lavoro e il servizio offerto ai cittadini» conclude Esposito.
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