Hanno occupato per alcuni minuti la strada del centro di Tradate in segno di dissenso, ma la protesta si è prolungata per quasi tutta la mattinata a colpi di striscioni.
Quella di ieri è stata, infatti, una mattinata molto movimentata con i profughi davanti al Comune a rilanciare le loro richieste rispetto alle condizioni nelle quali vivono.
In particolare hanno chiesto un incontro con il sindaco , che ha parlato con loro in tarda mattinata, chiedendo la ricezione di una carta di identità. Sono comparsi anche degli striscioni con la scritta “Non siamo schiavi”, corredate da alcune foto che ritraggono i richiedenti asilo durante alcuni lavoretti. Non ci sono stati problemi gravi di ordine pubblico, anche se la manifestazione di disapprovazione non è andata giù né ai cittadini tantomeno agli amministratori comunali.
Lo ha spiegato anche l’assessore Sergio Beghi: «Devono rendersi conto – ha risposto l’esponente della giunta tradatese – che sono degli ospiti e devono ringraziare perché si trovano all’interno di un campo molto ben organizzato, certamente migliore rispetto a molti altri. Diciamo – ha aggiunto – che esiste anche un problema di naturale culturale. Loro hanno delle abitudini non replicabili da noi: il sindaco ad esempio non può fare tutto. Ci sono diverse istituzioni, ma non è un concetto semplice per chi è stato sempre abituato a un altro tipo di società».
Beghi non ha apprezzato quanto accaduto ieri mattina: «Devono pensare meglio – ha rincarato la dose – ai metodi che usano per promuovere le loro richieste. Devono ringraziare i tradatesi che li stanno ospitando. Quello che è successo non va bene».
«C’è stato anche un equivoco di fondo: in altri campi non gestiti dalla Croce Rossa sono state rilasciate delle carte di identità, ma hanno lo stesso valore dei tesserini che sono stati consegnati a loro qui a Tradate. Non c’è differenza. Se avranno il diritto di asilo gli verrà garantito – ha insistito Beghi – altrimenti no. Purtroppo abbiamo dei tempi da rispettare». I richiedenti asilo, circa un centinaio, sono ospiti a Tradate da circa un anno e mezzo in attesa di giudizio: «Per capire se hanno il diritto dello status di profughi devono aspettare la valutazione della commissione dello Stato a Milano che decide sullo status. Hanno iniziato a settembre». Sono comparsi anche cartelli con la scritta “Non siamo schiavi”: «Hanno le idee confuse. Quelli che volontariamente hanno accettato di svolgere dei lavoretti, forse credevano di esser stati obbligati».