VARESE Fuga dalle tasse: altro che Montecarlo, è la Svizzera a chiamare.
In Italia, il fisco pretende anche sette mesi di lavoro per pagare le tasse e non basta. In Svizzera, chiede solo due mesi o poco più.
Di fatto, l’1,8% dei residenti nella città di Varese abita nella vicina Confederazione: in 1.417 risultano iscritti all’Aire, anagrafe italiana dei residenti all’estero, ma solo uno su tre vive nella Svizzera tedesca e francese. Ben 953 si trovano nella circoscrizione consolare di Lugano, a pochi passi da casa ed è proprio su questo aspetto che si fonda il sospetto di una “fuga dalle tasse”. In teoria, tornano in città solo per le vacanze o per votare, perché restano cittadini italiani ed iscritti nelle liste elettorali di Varese, ma il centro dei loro interessi economici è spostato oltre confine.
Anche per la consistenza Aire, la Svizzera è sempre più la “seconda mamma” dei varesini, dà lavoro, semplifica le procedure e offre convenienza fiscale.
Di fronte ai dati sulla nuova emigrazione, è il commento a caldo di Corrado Bianchi Porro, giornalista italiano da lunghi anni al “Giornale del Popolo” di Lugano ed esperto in questioni economiche.
«Sarebbe ingiusto generalizzare – afferma Bianchi Porro – la crisi sospinge i varesini fin nella Svizzera interna a cercar lavoro. Ditte e gruppi italiani lavorano in Svizzera ed impiegano i propri dipendenti italiani, i cosiddetti distaccati, lontani da casa. Perciò si iscrivono all’Aire».
L’altra faccia è quella dell’esterovestizione, fittizia localizzazione della residenza fiscale per beneficiare di un regime più vantaggioso.
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m.lualdi
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