Il calendario venatorio aspetta l’autunno per dare il via alla caccia, che si apre domani. E il consigliere provinciale alla Sicurezza Fabrizio Mirabelli assicura la presenza nei boschi del Varesotto di tutti gli uomini della Faunistica, per garantire la sicurezza di chi ama stare all’aria aperta e fare passeggiate o escursioni nel verde. Se gli agenti vigilano, i cacciatori sono pronti a sfoderare senso di responsabilità. Almeno così fa capire , rappresentante della categoria conosciutissimo in Varese,
dove gestisce uno dei bar della catena Rosso Espresso: «Per ottenere la licenza bisogna sostenere un duro percorso formativo ed è proprio la Provincia a organizzare una serie di corsi che analizzano gli aspetti legislativi nazionali oltre a quelli locali: non dimentichiamoci che il nostro territorio fa parte della zona alpina e le restrizioni sono differenti da regione a regione. È necessario conoscere le armi e dimostrare di saperle usare: per questo si va al poligono di tiro di Somma. Ma occorre sapere anche quali sono le specie protette. Chi va a caccia di falchi e poiane rischia il penale ed è un delinquente».
Lattuada non si fa problemi di coscienza: «Esiste un’etica che anima anche la nostra attività e, come ho già detto, è indispensabile attenersi alle leggi: i fagiani che immetto nel mio comprensorio di caccia li compro regolarmente. Sparare a un animale può dare fastidio a molti e se io ho un figlio che, come me, è cacciatore, ne ho anche un altro laureato in biologia impegnato nella tutela della biodiversità. Ha partecipato alle campagne contro i bracconieri che sparano ai rapaci durante il loro viaggio migratorio da Malta all’Italia e credo che le sue ragioni siano sacrosante. Ma sono altrettanto convinto che la caccia sia una cosa buona: del resto non mangiamo anche polli e salame? E senza farci problemi». Lattuada è sempre stato cacciatore: «Questa passione ce l’ho nel Dna e me l’ha trasmessa mio padre a cui l’ha trasmessa suo nonno e io sono riuscito a passarla ad almeno uno dei miei figli».
Lattuada è tuttavia convinto che «entro una quindicina d’anni la caccia si estinguerà perché il modo di pensare e di interpretare la vita sta cambiando: in pochi sono disposti ad alzarsi presto la mattina o a stare in piedi per ore per fare la posta alla preda». E chiude con una riflessione: « Sarei curioso di seguire un ragazzo di vent’anni che va a caccia e un suo coetaneo che va in discoteca: chi dei due si arricchisce maggiormente? Io ho una risposta, ma sono di parte».