«Io, a 28 anni, mi auto-rottamo perché sono troppo anziano».
Federico Martegani, classe ’88, è da poco ex coordinatore provinciale dei Giovani Padani e può vantare ben 14 anni di militanza tra le fila dei Giovani Padani.
Curriculum impegnativo, quello di Martegani. Dalla rappresentanza d’istituto, fino al vertice del MGP provinciale, il suo è un esempio di come l’età non conta, se si ha voglia di «fare concretamente qualcosa». «Da ragazzino, al primo anno del liceo, ero curioso», racconta Federico. «Ricordo che bazzicavo alcuni centri sociali, ma non ero soddisfatto».
All’epoca la Lega era quella di Bossi e Calderoli, dell’alleanza con Berlusconi, «qualcosa che non ho mai apprezzato», confessa. «Eppure dentro di me risuonavano le parole di mio nonno, che non era un politico, ma diceva sempre: “Sai come mi immagino il futuro della Lombardia? Come una nuova Svizzera”».
Il sogno del federalismo ha avvicinato Federico alla Lega ma, ci tiene a sottolinearlo, sono state le persone a convincerlo. «Finalmente avevo trovato qualcuno che mi dava risposte concrete. Ero un quattordicenne, eppure i grandi si prendevano la briga di stare lì a spiegarmi. La militanza nel MGP mi ha insegnato che se vuoi ottenere qualcosa, se vuoi aiutare la tua comunità, devi rimboccarti le maniche, studiare, non avere paura dei “potenti” e far sentire la tua voce. L’ho fatto ai tempi della rappresentanza d’istituto, a costo di farmi “marchiare” dalla preside. E l’ho fatto ancora, più avanti, sedendo ai tavoli della Provincia per discutere di edilizia scolastica». Di una cosa Martegani è certo: «Il modo migliore per farsi ascoltare è essere organizzati, chiari e non fare errori di ortografia nei volantini».
La scuola e i giovani sono al centro dei programmi del MGP. «Quando gli ambienti sono fatiscenti, le scuole diventano “parcheggi”, non formano e non insegnano. Per noi invece scuola significa lavoro. Il movimento sta lavorando ad un progetto che punta a fare interagire i giovani con le imprese sul territorio». Davide Quadri, neo coordinatore provinciale conferma: «Vogliamo portare i ragazzi dentro le aziende, a contatto con gli imprenditori, per parlare di lavoro, successi e problemi. Stiamo già prendendo accordi con la Lindt».
Interrogato sul tema dei migranti, Martegani conosce bene la situazione: «Sono stato in Africa, ho fatto volontariato, e proprio i missionari mi hanno insegnato questa verità: “Non diamogli il pesce ma insegniamogli a pescare”».
L’atteggiamento di Goro e Gorino è sbagliato, «se sono donne e bambini, io dico accogliamole, ma bisogna stare attenti. Ad esempio, dove vivo io, a Tradate, abbiamo “finti profughi”, persone la cui richiesta di asilo è già stata respinta, non hanno il diritto di restare qui. Maroni ci aveva visto giusto con i respingimenti. Spesso i primi ad arrivare sono i delinquenti, bisogna fare selezione. Sono contrario ai CIE perché sono brutti posti in mano alle mafie,
ma occorre trovare un sistema per identificare e smistare in tempi brevi, per il bene di tutti».
In aria di bilanci, un pensiero va agli “anni difficili” della Lega. «Sicuramente il 2011/12 è stato un biennio critico, con gli scandali e tutto il resto. Oggi le cose non vanno così male, lavoriamo con caparbietà. Certo, abbiamo perso a Varese e non solo, ma è inutile piangersi addosso. In questi casi serve un sano mea culpa. Su Galimberti sindaco dico che è sotto gli occhi di tutti il fatto che stia facendo più casini che altro». Una ultima domanda è sul futuro personale di Martegani e la risposta ha il sapore del contrappasso: «Subito dopo l’addio ai Giovani Padani, domenica scorsa, sono volato in Sicilia, mi aspettava un lavoro a Palermo».