VIGGIU’ Nessuna richiesta dal Venezuela, scaduti i termini per ulteriori richieste dalla Russia: viaggia verso l’archiviazione la richiesta di estradizione a carico di Andrej Spiridonov e della moglie Irina. L’intrigante spy story del milionario russo rifugiato politico a Viggiù, perseguitato e minacciato dal regime di Putin, ha tenuto banco sulle colonne in cronaca dal luglio scorso.
Da quando la Mobile di Varese eseguì il mandato di arresto internazionale a carico dei coniugi Spiridonov. Lui, Andrej, ex militare delle forze speciali russe, ex oligarca vicino ai ranghi del potere moscoviti, parlò. Raccontò di essere un perseguitato e che quella accusa di truffa per milioni di euro a carico della Russia avanzata dai giuristi moscoviti altro non era che una bufala. Ordita da chi, a Mosca, lo voleva morto. Tanto che già nel 2004 fu accoltellato al cuore, dice lui, da emissari di Putin.
Dopo la cattura la sua vicenda emerse nella sua interezza tanto da spingere i giudici a scarcerarlo. La richiesta di estradizione avanzata dalla Russia fu respinta subito per ragioni di sicurezza. Lo status di rifugiato politico a tutela di Spiridonov e della famiglia lo tutelavano. Il Venezuela, altro Stato che avrebbe potuto farsi avanti (la falsa accusa in questo caso, a detta degli Spiridonov, riguarda la moglie coinvolta in un affare petroliferi truffaldino a sua insaputa), non ha mai chiesto nulla. I termini per ulteriori rimostranze sono scaduti alcuni giorni fa.
Secondo i legali Andrea Boni e Enzo Cosentino, tutto potrebbe avviarsi verso l’archiviazione e i coniugi potrebbero avere sicurezza in Italia. Soprattutto dopo l’aggressione subita da Spiridonov fuori dalla sua villa a Viggiù lo scorso 7 settembre. Qualcuno lo picchiò e gli rubò un marsupio con documenti poi ritrovati a Mosca nella casella postale del suo ristorante. Documenti oggi riconsegnati alle autorità italiane. Nei prossimi giorni arriveranno in procura a Varese. E la famiglia Spiridonov sarebbe pronta a lasciare Viggiù verso una località segreta.
b.melazzini
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