Il made in Italy non è finito Parola di giovani imprenditori

CASTELLANZA Il made in Italy non è finito: «Portare l’italianità nel mondo per emergere e uscire dalla crisi»: è la soluzione ancora raccomandata da Francesco Morace.

Il sociologo e giornalista ha portato ieri alla Liuc nell’ incontro sul made in italy promosso dal gruppo Giovani Industriali (rappresentato accanto a lui dal presidente Roberto Caironi e da Emanuele Tosi): «Chi comprende le nuove condizioni per proporre una vera e propria impresa del talento ha tutte le possibilità di farcela – ha assicurato il sociologo -, non solo sopravvivendo ma anche prosperando».

Ovvero «chi rafforza il proprio carattere distintivo, punta sull’export e su una visione espansiva, anche partendo da dimensioni contenute, raggiunge crescite a due cifre».

Uno dei problemi è la mancanza di comunicazione, tra le aziende che prosperano e il loro territorio: «Il nostro compito è raccontarle e portarle ad esempio», ha spiegato Morace. Per un vero  rilancio  del Made in Italy  è quindi indispensabile  «un cambio di mentalità».

Molti gli imprenditori presenti. Il presidente Caironi ha invitato i giovani a «tornare a sporcarsi le mani». Ed Emanuele Tosi: «Bisogna credere nell’innovazione e tentare».

OGGI L’INTERVENTO DETTAGLIATO DI MORACE SUL GIORNALE
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m.lualdi

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