Il grande classico latino Ovidio rivivrà questa sera, a partire dalle 19, tra le tombe del Cimitero Vecchio di Viggiù (Viale Varese, 1). Il cancello del suggestivo cimitero ottocentesco degli scalpellini aprirà i battenti, in occasione della commemorazione dei defunti e per un reading dal titolo: “L’amore che non muore – Letture da le Metamorfosi di Ovidio”, con Marta Ziggiotti Fontana e Monica Valeri, con la collaborazione di Valentina Castiglione e di Dante Zanaboni e Paolo Gianni (audio e luci).
A distanza di oltre duemila anni dalla sua stesura, le “Metamorfosi”, il poema mitologico di Publio Ovidio Nasone, una vera e propria summa dei miti greci e romani, verrà letto tra le tombe abbandonate del vecchio e affascinante cimitero viggiutese (in caso di pioggia la manifestazione si svolgerà al museo Butti).
Sono circa duecentocinquanta i miti e le leggende incentrati sulla metamorfosi di personaggi in animali o elementi naturali, narrati secondo un ordine cronologico: si va infatti dall’origine dell’universo dal caos primigenio fino all’apoteosi di Cesare e la glorificazione di Ottaviano Augusto.
Un legame di Ovidio con la ricorrenza dei defunti è certamente il mito immortale e tra i più celebri di Orfeo ed Euridice. Orfeo sentiva così tanto la mancanza della donna, da discendere nell’Ade per riportarla con sé nel mondo dei vivi.
Orfeo, cantore e musico tracio, aveva sposato infatti la ninfa Euridice, che, proprio nel giorno stesso delle nozze, era morta per il morso di un serpente.
Una sola era la condizione posta ad Orfeo per riavere la sua amata: non avrebbe dovuta guardarla fino a quando non fossero usciti dalla vallata infernale, altrimenti la grazia sarebbe stata vana.
Orfeo, dopo averla presa per mano, condusse Euridice per un sentiero avvolto dalla nebbia e, quasi vicini all’uscita, forse per paura di perderla, il musico non seppe resistere e si girò a guardare Euridice che fu risucchiata indietro, mentre inutilmente cercava di tendere le braccia e disse per l’ultima volta addio al suo amore.
Il Cimitero Vecchio di Viggiù che per anni ha ospitato recital dedicati a “Spoon River”, il capolavoro di Edgar Lee Masters, sembra senz’altro lo scenario ideale per ripercorrere la storia di Orfeo ed Euridice anche perché, nel tempo, sono fiorite leggende e testimonianze di presenze e strani bagliori nella notte che emergono, inspiegabilmente, tra i sepolcri. Per informazioni: [email protected].