Il buonismo non aiuta il Varese a salvarsi

Il Varese ha giocato male, molto male, ed ha meritato di perdere. Questo al di là dell’episodio Bastianoni che ha condizionato la partita. Anzi sarebbe meglio dire le partite, visto che oltre all’ultimo match dello stadio Piola di Vercelli, la squadra di Bettinelli dovrà fare a meno del suo portiere per altri due turni.

Su queste colonne scriviamo da tempo che la tripla sanzione (rigore, espulsione, squalifica) è eccessiva ed iniqua per un portiere che ferma un avversario lanciato a rete. A maggior ragione se, come nel caso di Bastianoni il portiere cerca solo ed esclusivamente il pallone e l’avversario, scaltramente, gli finisce addosso. Per un portiere, ormai, è sconsigliabile tentare l’uscita: meglio far segnare l’avversario e ripartire da 0-1 in 11.

Ma dicevamo della pessima partita del Varese. Ad un mese dall’inizio del campionato, proviamo a svestire i panni buonisti che hanno permeato (anche) i nostri commenti.

Anche in 11 contro 11, la partita sembrava segnata: sembrava cioè questione di minuti che la Pro Vercelli passasse in vantaggio. Le Bianche casacche stavano giocando meglio ed avevano creato un paio di occasioni (clamorosa quella di Belloni sventata da Bastianoni con un piede). Insomma il gol dei piemontesi era nell’aria.

Da un lato perché il Varese sembrava essere sceso in campo come una vittima sacrificale, quasi accettando la sconfitta come un evento irreversibile. Dall’altro perché la supremazia della squadra di Scazzola in mezzo al campo e sugli esterni era netta.

Come già successo a Carpi, il 4-4-2 di Bettinelli è andato in evidente difficoltà contro il centrocampo avversario a tre. Difficoltà fisica e tattica. Fisica, perchè Blasi sembra avere un chilometraggio limitato, tanto che a metà primo tempo a Vercelli è entrato in campo Barberis per garantire maggior freschezza. Tattica perché i centrocampisti della Pro (in modo particolare Scavone e Castiglia), privi di marcatura, si proiettavano al centro o sulle corsie esterne a sostenere Marchi, Belloni e Di Roberto.

Non è un problema di difensori, ma di fase difensiva. Se non ci sono le adeguate coperture degli esterni d’attacco, il 4-4-2 oggi è uno schema di gioco troppo vulnerabile contro una squadra che gioca col centrocampo a tre.

E, nella fase offensiva (cioè quando devi impostare), la mancanza di un regista (Corti e Blasi non lo sono) impedisce una circolazione di palla rapida e precisa.

Oggi un centrocampo a tre con Capezzi (l’unico che sembra in grado di prendere in mano la squadra) e Corti e Blasi o Barberis ai suoi lati sembra l’assetto migliore per guardare con fiducia al futuro immediato. Per evitare altre imbarcate (otto gol in due trasferte sono troppi per una squadra che si deve salvare) e per non affossare il morale di una squadra che già a Vercelli sullo 0-0 e in 11 contro 11 non sembrava alle stelle.

ROBERTO PRINI

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