C’è una foto che sta facendo il giro del web a Tradate e che sta facendo parecchio discutere: un profugo ospite all’istituto Barbara Melzi di Tradate (ce ne sono una sessantina) immortalato con una cassa di birra tra le braccia mentre attraversa una delle vie di Abbiate. La foto ha prodotto inevitabilmente polemiche accedendo gli animi tra i cittadini che anche attraverso i social hanno fatto percepire, almeno prevalentemente, un sentimento di disapprovazione. Ma non manca anche chi riporta ogni evento in una dimensione più umana. In un periodo in cui la foto al profugo sembra essere diventata una moda (solo pochi giorni fa campeggiava la foto dei profughi scommettitori a Gallarate) il confronto dialettico resta molto caldo.
«Personalmente – dice un utente di internet – resto dell’idea che se una persona si permette beni superflui come la una cassa di birra non è da considerare minimamente disagiato e soprattutto la comunità non si deve fare carico del suo mantenimento». Ma ci sono anche posizioni diverse: «Io penso – ha risposto un altro – che ognuno di questi ragazzi di 17-18 anni avrebbe preferito essere a casa con i propri genitori. Genitori che magari non hanno più, piuttosto che portare una cassa di birra. Genitori che magari sono stati costretti a farli scappare dal loro paese. Ovviamente vedendo questa foto è più facile pensare a quello che viene scritto: andate a vedere quanti ragazzi di 17-18 anni bevono birra buttando lattine e bottiglie per terra, ragazzi che non vengono dalla Sierra Leone, dal Mali o da quei paesi».
Due posizioni estremamente interessanti che mostrano uno spaccato della stessa questione. Le foto dei profughi con gli smartphone in pugno, quelli in sala scommesse o con la cassa di birra hanno animato un dibattito attualissimo. «Qualsiasi cosa facciano queste persone – dice l’assessore – anche se rientrano nella normalità, diventano qualcosa di delinquenziale. Credo che l’aver voglia di bere una birra non sia un atto pericoloso. Hanno qualche euro in tasca per le loro necessità
e avranno pensato di bere una birra: non mi sembra un segnale negativo, anzi può essere un segnale di integrazione. Croce Rossa sta completando l’insediamento, noi stiamo preparando il programma con le attività che dovranno svolgere. Hanno già svolto dei lavori, stiamo vedendo quali sono le necessità all’esterno per cui impiegarli. Stanno aspettando. Vorrei sottolineare la risposta straordinaria che abbiamo ricevuto in fatto di solidarietà: ci sono 40 volontari che si aggiungono a quelli di Venegono. C’è un aspetto da sottolineare: da una parte la pioggia di solidarietà, dall’altra questo fenomeno del tirar fuori il naso da casa per fotografarli ovunque vadano. Quello dei migranti è un fenomeno mondiale che va gestito».