La sindrome Reguzzoni continua a scuotere la Lega. Questa volta non si tratta del Carroccio nazionale né dell’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Bensì di Busto Arsizio e di Paola e Giampiero, rispettivamente ex assessore (nonché sorella del suddetto), e consigliere regionale (e già vicesindaco). Due esponenti storici, legati a una dimensione cittadina divenuta, nello stesso tempo, feudo e prigione, punto di forza e Fort Alamo, ora assediato da vertici provinciali davvero furibondi. Resta da capire quale sarà
l’esito dei febbrili incontri seguiti al primo, traumatico consiglio comunale, culminato nell’elezione del PD Mariani a presidente e nell’ira funesta del sindaco Antonelli, che ora vuole pulizia. Nell’Inquisizione padana si distinguono due linee: quella durissima e purissima, pronta a calare la ghigliottina su cariche, gruppo e segreteria. E quella che preferirebbe una soluzione meno truculenta. Se a spuntarla fosse la prima, ne vedremmo delle belle: espulsione di Paola e Giampiero, azzeramento della sezione e dimissioni in blocco di tutti i consiglieri comunali. Se, invece, prevalesse la linea più morbida, ci si limiterebbe a un’esplicita richiesta di dimissioni (che non possono essere imposte) ai due Reguzzoni e al ribaltamento della sede cittadina. All’orizzonte, anche un minirimpasto di giunta, con la Lega pronta a cedere un posto a Forza Italia per compensare gli azzurri della mancata elezione di Gigi Farioli. Al momento, l’unico dato sicuro è che l’amministrazione Antonelli dovrà coabitare con una presidenza del consiglio di colore avverso. Beffa epocale per un centrodestra che, a Busto Arsizio, sperava di aver trovato le sue uniche certezze.