All’Istituto Comprensivo di Angera si va a scuola “senza zaino”; una sperimentazione che la dirigenza scolastica sta portando avanti con successo già dallo scorso anno.
«Abbiamo pensato a un modello di scuola diversa da quella tradizionale che è normalmente impostata sull’insegnamento trasmissivo e standardizzato – spiega la dirigente scolastica Daniela Rodari – dove aule spoglie sono ammobiliate con le consuete file di banchi posti di fronte a una cattedra». Nell’istituto comprensivo angerese, dopo un’opportuna formazione, si è deciso di cambiare il concetto di lezione stessa e per rendersene conto basta dare un’occhiata alle aule della scuola. Non c’è la cattedra davanti alle file dei banchi, ma spazi divisi dal mobilio, creando un’immagine che rimanda a un moderno ufficio open-space e anche l’area dei tavoli è adatta al lavoro di gruppo.
«L’insegnamento non è standard – prosegue – ma differenziato in base alle necessità e alle competenze del gruppo o del singolo; mentre l’insegnante spiega una lezione a un tavolo, in quello accanto si fanno esercizi e nel terzo magari si disegna o legge». Non c’è una regola, il carico di lavoro dipende dai livelli di capacità dei singoli alunni; c’è uno spazio di relax, dove si discute insieme e dove chi ha terminato un compito può sedersi a leggere un libro o riposarsi un po’.
«L’importante – sottolinea Rodari – è mantenere costanti la motivazione e l’interesse, così da avere il miglior presupposto per l’apprendimento significativo; un caposaldo della scuola “senza zaino” è la solidarietà e la collaborazione tra compagni».
Ogni tavolo nomina un capotavola che ha il compito di fare l’appello e di fare il portavoce con l’insegnante; la collaborazione tra membri del tavolo è essenziale. In bagno i bambini vanno da soli, usando il sistema dei semafori: quando uno esce attacca il bollo rosso, quando rientra quello verde. «Per il materiale didattico, ogni famiglia versa una quota annuale ed è poi la scuola a procurarlo; la spesa include anche una cartellina per portare i compiti a casa».