Capitale del centrodestra: così avevamo definito Busto Arsizio solo tre mesi fa, all’indomani dell’indiscutibile successo dell’esperimento delle primarie di coalizione che avevano portato quasi 4000 persone a votare in un solo seggio al Museo del Tessile. Lo avevamo ripetuto poco più di un mese fa, quando il 5 giugno Busto Arsizio fu l’unica delle tre grandi città della provincia di Varese a chiudere la partita elettorale al primo turno, con una vittoria netta di Emanuele Antonelli,
sostenuto dal centrodestra al gran completo. Martedì sera, invece, il centrodestra crolla clamorosamente e consegna all’opposizione un ruolo chiave come la presidenza del consiglio. Cosa è successo in tre mesi? Personalismi, ripicche, superficialità? O forse dovremmo limitarci a ripetere che “è la politica, bellezza”: in consiglio comunale si è consumata, di fronte a centinaia di cittadini attoniti, la resa dei conti tra il sindaco e i big locali del partito che lo aveva osteggiato alle primarie, strumento forse più congeniale ad una coalizione come il centrosinistra, che ha un partito dominante. Ora però chiudiamola qui. Al di là delle beghe, chi governa a Busto Arsizio dovrebbe avere un solo obiettivo, guardare al bene della città e alle grandi e complesse sfide che la attendono in futuro. E finora, sia dalle varie forze di maggioranza che dall’opposizione, il vero silenzio assordante, più degli strepiti delle liti in consiglio, è stato quello sui grandi temi della città. Accam, tasse, società partecipate, sviluppo economico, infrastrutture, servizi. È su questo terreno che i cittadini giudicheranno l’amministrazione. E forse dimenticheranno le beghe.