Città bella eguale città sicura. Città sicura eguale città protetta. Città protetta eguale città di sorveglianza etica, innanzitutto. Un esempio: usare al meglio la tolleranza. La tolleranza è mille se si deve aiutare i disagiati che bussano. È zero se si deve perseguire le canaglie che delinquono. Varese mira ad affermare la tolleranza mille e zero, insieme. A proposito del primo obiettivo sta messa bene: lo spirito prodigale e di servizio, la beneficenza e il volontariato,
denunziano il marchio della tradizione. Sappiamo cosa sono. È un marchio valorizzabile? Sì che lo è. Viene lucidato ogni giorno, da ciascuno nel suo piccolo e da qualcuno nel suo grande, spesso dando molto in cambio di nulla. Il progresso andrà avanti. Sul raggiungimento del secondo scopo, siamo indietro d’un pezzo. Il microcrimine insiste, i vandalismi proliferano, le paure non calano. Urge il rimedio chiesto/ripetuto/eluso da tempo. Le tante anime del teppismo hanno goduto di superficiale indifferenza nel passato, sentendosi autorizzate a praticare intenti danneggiatori/distruttivi/impuniti. L’area delle stazioni, le piazze Repubblica e Ragazzi del ’99, la rete viaria della zona storica, numerosi quartieri periferici sono stati il teatro di gesta vergognose, e restano il palcoscenico ideale per imbrattatori, bulli e bravacci. Ultimo episodio, la fila di lampioni spaccati vicino al Tribunale. Una prevenzione municipale decisa, ora che più vigili gireranno per le strade, aiuterà le forze di polizia. E ci restituirà, con la sosta gratis in centro la sera, la dolcezza di vivere la Varese che ci piace. Senza amari retrogusti.