Dopo il raptus: «Mio figlio ha sbagliato. Ma non è un mostro»

Parla la madre di Roberto Scapolo, l’uomo che sabato ha ucciso la moglie Loretta Gisotti a Laveno Mombello

«L’ho visto in caserma. Dai carabinieri. Piangeva come quando era piccolo. È disperato ha continuato a chiedere perdono. Lei lo aveva insultato anche quella mattina. Mi detto: mamma ho visto tutto nero, non ho capito più niente. E ho visto il martello».
Rosita Colombo, 69 anni, volto noto del volontariato lavenese, è la madre di , 46 anni, arrestato sabato mattina dai carabinieri ai quali si è consegnato dopo l’omicidio della moglie . È mamma Rosita a parlare «e

a raccontare le cose come sono – spiega – Roberto e la moglie erano separati di fatto. Lui ha passato l’inverno a casa con noi e si era trovato un appartamentino a Samarate. Era felice, era pronto a ripartire».
Rosita aggiunge: «Era lei a tormentarlo. Lo chiamava in continuazione, gli mandava messaggi. I carabinieri hanno il cellulare di mio figlio, sanno tutto». La donna precisa: «Non sto in alcun modo giustificando mio figlio, capiamoci. Ha ucciso una persona e non c’è nessuna giustificazione per questo. Ma voglio che si sappia chi è Roberto: un uomo mite, che è stato portato oltre l’esasperazione».
Che quelle tre martellate inferte alla moglie sabato all’alba siano frutto di un raptus, non certo di una premeditazione, lo credono anche gli inquirenti.
Scapolo e Gisotti dovevano sì partire quella mattina. «Ma non per una vacanza insieme – precisa la madre – avevano una casa vicino a Piombino. Roberto avrebbe dovuto accompagnarla, fare qualche lavoretto in casa, poi sarebbe tornato. Al mare lei sarebbe rimasta sola».
Rosita spiega che «anche quella mattina Roberto è stato insultato, umiliato», come pare accadesse da quasi 20 anni, ovvero da quando i due si erano sposati. «Erano le 6.45 ma secondo mia nuora avrebbero dovuto partire ancora prima – spiega Rosita – ha iniziato ad insultarlo perchè si era svegliato tardi. Roberto ha cercato di spiegare che aveva lavorato correndo in giro per tutta la settimana e che era stanco. Non c’e stato nulla da fare».
Gli insulti si sarebbero trasformati in una scenata culminata con un «dammi le chiavi della macchina e i soldi. Parto da sola».
Scapolo doveva ancora prelevare al bancomat e la “mancanza” avrebbe acceso ancora una volta i toni della ormai ex moglie. «Roberto mi ha detto: “Mi guardava con una faccia… a quel punto non ho capito più niente. Ho visto tutto nero”» dice Colombo. Scapolo vede il martello pronto per essere caricato in auto: lo avrebbe dovuto usare per fare i famosi lavoretti nella casa al mare. Ha colpito la moglie tre volte alla testa, con quel velo nero davanti agli occhi.
L’ultima immagine è stata quella del volto stupefatto, più che impaurito, della ex che mai si sarebbe aspettata una reazione da quell’uomo mite.
«Non sto giustificando mio figlio – conclude Rosita – ma sono pronta a stargli accanto in tutto e per tutto. Poteva ripartire, si era liberato finalmente, se ne era andato. Perchè? Perché? Adesso restano due vite distrutte».