Buongiorno cara redazione, ho letto la vostra intervista a monsignor Panighetti, e ho trovato nelle sue parole quelle del nostro Signore. Parole di semplicità e di carità: parole che sembravano uscite dalla bocca di tutti noi, e non da quella di un importante prelato come un prevosto. Parole che sanno colpire perché semplici e legate alla vita della nostra città: l’esempio della mobilitazione cittadina per dare un Natale migliore ai due signori che vivono in una macchina da due anni,
è per me l’essenza stessa di questa festa. Una festa che spesso passiamo da egoisti, ma che quest’anno ritrova fortemente il suo spirito originario in città: uno spirito di amore, unione, fratellanza.
Devo fare una precisazione, che giustifica questa mia lettera: non sono un buon cristiano, non vado quasi mai a messa. Ma devo dire che le parole di Panighetti e quello che sta succedendo in città in questi giorni, forse, mi sta facendo tornare un senso di fede che pensavo di aver ormai perso. Quindi volevo ringraziare voi per aver pubblicato quell’intervista, e soprattutto ringraziare il Monsignore per la sua umanità e semplicità: doti essenziali per un uomo di fede. Doti che uniscono invece che dividere