Grande preoccupazione per il futuro dell’azienda Franz Isella, appartenente al gruppo Castiglioni, da parte dei lavoratori e dei sindacati che martedì si sono riuniti in assemblea.
I 50 dipendenti dell’azienda che produce in particolare moduli abitativi per le piattaforme petrolifere non hanno ricevuto gli ultimi tre stipendi arretrati e nemmeno gli ultimi tre assegni dall’Inps per la cassa integrazione.
Alla Franz Isella sono al lavoro soltanto cinque dipendenti, qualcuno lavora a rotazione qualche giorno a settimana,
mentre per la maggioranza l’unica prospettiva è la cassa integrazione ordinaria a zero ore che scadrà però domani.
Un’ulteriore doccia fredda sulle prospettive future dell’azienda è stata la decisione del tribunale di non ammettere la ditta di Casciago ai benefici del cosiddetto decreto Prodi bis del 1999, il quale consentirebbe alla Franz Isella di andare avanti in amministrazione controllata come altre imprese del gruppo, in grosse difficoltà per l’inchiesta della magistratura sulla gestione Castiglioni.
La richiesta di sindacati e lavoratori è ben precisa, anche perché la Franz Isella non era stata ammessa precedentemente dal tribunale nemmeno ai benefici previsti dalla legge Marzano, la quale anch’essa consentirebbe all’azienda di non chiudere i battenti ma di assestarsi e proseguire l’attività produttiva.
«La nostra richiesta – afferma Flavio Cervellino della Fim Cisl dei Laghi – è quella che l’azienda venga ammessa dal tribunale ai benefici del decreto Prodi bis come peraltro è successo per altre aziende del gruppo Castiglioni; se ciò avvenisse, i lavoratori potrebbero beneficiare di un altro anno di cassa integrazione straordinaria».
I lavoratori e i sindacati si sono dati un nuovo appuntamento in azienda per lunedì; se in queste ore non ci sarà una svolta e non sarà accettata la richiesta avanzata, lunedì verrà organizzato un presidio di protesta all’esterno della sede aziendale a Casciago.
L’ammissione della Franz Isella ai benefici del decreto Prodi bis deve essere stabilita dal tribunale, che finora l’ha concessa alle aziende del gruppo Castiglioni di Spoleto e di Dongo ma non a quella di Casciago. I lavoratori sono pronti a far sentire la loro voce di protesta; il rischio incombente è quello del fallimento.
«Già la crisi economica aveva determinato un calo delle commesse – spiega Cervellino – l’inchiesta della magistratura sul gruppo Castiglioni non ha fatto altro che aggravare una situazione che non è più tollerabile da parte dei lavoratori».
I dipendenti della storica ditta di Casciago stanno pagando un prezzo altissimo e rischiano di non avere alcuna prospettiva per il futuro.
Abbiamo provato ieri a contattare l’azienda, ma nonostante i nostri tentativi non è stato possibile parlare con i referenti.