Quattromila chilometri in sella a una bicicletta aggrappandosi alle montagne e accarezzando il verde e le pianure in un paesaggio di grande suggestione. Un’impresa in solitario per Pierluigi Talamona, alla sua prima esperienza alla Transcontinentale Race, una clamorosa traversata in bicicletta in totale autonomia, senza aiuti esterni.
Dal Belgio alla Turchia, dal “muro” di Grammont, monumento leggendario del Giro delle Fiandre, fino ai Dardanelli. Un’impresa pazzesca per chiunque: qualcosa di molto di più per un uomo che a marzo ha compiuto 68 anni e per la prima volta si cimenta in qualcosa che, come lui l’ha definita, si avvicina parecchio a un’impresa dal sapore folle.
Si parte venerdì sera alle 22 dal Belgio: ad attendere gli atleti una suggestiva cornice di pubblico,
e non potrebbe essere altrimenti in un luogo dove si mangia e si respira ciclismo. L’anno scorso questa “ultra cycling” è stata vinta da un atleta che ci ha impiegato pochi minuti meno di dieci giorni, percorrendo la distanza a un ritmo di circa 420 chilometri al giorno. «L’ho scoperta per caso l’anno scorso – racconta l’atleta di Inarzo – e mi sono detto che questi erano davvero matti. Poi ho iniziato a seguire con interesse. La cosa mi è piaciuta e mi sono detto che avrei voluto provarci anch’io. L’obiettivo è arrivare al traguardo nel minor tempo possibile. Mi piacerebbe arrivare entro il 13 agosto perché hanno organizzato un party e sarebbe bello bersi una birra in compagnia dopo la grande traversata. Ma non mi sono dato dei tempi. Vado al mio ritmo senza alcun problema. Ho scelto anche per questo di fare la traversata in solitaria, così che nessuno – ride il ciclista – può prendersela con me nel caso lo facessi rallentare».
La manifestazione, infatti, si può correre in coppia o in solitaria. «Da giovane correvo – dice il ciclista – l’ho sempre fatto. Ma quest’anno ci ho dato dentro con l’allenamento. Solitamente percorrevo 5 o 6.000 chilometri all’anno: quest’anno ne ho percorsi almeno 18.000». La rifinitura nell’ultimo fine settimana: tra sabato e domenica, in 48 ore, ha percorso, infatti, circa 600 chilometri. Sacco a pelo in spalla e in sella alla bicicletta attraverserà mezza Europa prima di sfondare l’ultimo muro. Sarà una grande occasione per viaggiare tra mille paesaggi, riflettendo con se stessi, cercando di andare oltre i propri limiti. Saranno 121 i ciclisti che assaporeranno le stesse sensazioni, le stesse fatiche, le stesse esaltazioni. «Se sopravvivo al Giau – conclude – sarei abbastanza ottimista per il resto. Scendendo giù dalla Croazia non ci sono più grandi ostacoli. Uno dei pericoli è rappresentato dai branchi di cani randagi. Sarà un’esperienza affascinante. Viaggiare pedalando, mi piace, anche se questo non è di certo un gioco».