«Ho sempre creduto che la verità sarebbe emersa quando Lidia avesse voluto che fosse rivelata».
Lidia è Lidia Macchi, uccisa il 5 gennaio 1987, chi parla, è sua madre Paola. Quante prove un genitore può superare per amore di un figlio? Infinite, stando a queste parole. Qualcuno ti ha strappato via un pezzo di cuore. Si è portato via l’amore più grande della tua vita. Non basta.
Tu attendi giustizia da 29 anni. E in quasi 30 anni non dici mai una parola sopra le righe.
Facendo il mestriere di giornalista capita di imbattersi in persone che, per molto meno, vanno a caccia di celebrità a volte anche a costo di danneggiare altri.
La famiglia Macchi, invece, non ha mai ceduto a una simile tentazione, che sarebbe stata anche comprensibile e giusta. Nemmeno quando hanno scoperto che la prova regina che avrebbe potuto incastrare il killer, qualora un sospetto fosse stato individuato, fu distrutta per sciatteria. Oggi un sospetto c’è: Paola lo ha visto il 15 febbraio durante l’incidente probatorio. Lui non l’ha degnata di uno sguardo, ma lei è rimasta in quell’aula quasi sedici ore mossa dall’amore. Giorgio, suo marito, in passato parlò di «dolore attivo» per la perdita di Lidia. Un dolore che ha dato loro la forza di sperare. Di credere che un giorno avrebbero saputo la verità. Avrebbero avuto giustizia. Che un giorno Lidia avrebbe avuto giustizia.
E qui sta il punto. Paola Macchi è madre sino in fondo quando dice: «La verità arriverà quando sarà Lidia a volerlo». Un dolore lungo 29 anni. Una nuova prova atroce, quella della riesumazione, l’attende. Ma questa madre oggi ci dice: io mi fido di mia figlia. So chi ho cresciuto, conosco la sua levatura. So che farà la cosa giusta. È una madre sana, una madre sino in fondo. L’ultima parola la lascia alla figlia che ha cresciuto. Che ha cresciuto davvero; non sino a 20 anni quando quel pezzo di cuore le fu strappato via. Ma sino a pochi istanti fa.
Ci si fida di chi si conosce. Un figlio si ama indiscriminatamente, ma la fiducia va guadagnata. Il punto sulla verità di quest’omicidio è un punto focale. È un punto fondamentale. E del resto, per chi non lo sarebbe? E lei, questa Madre, dà alla figlia il diritto sacrosanto di mettere la parola fine. Nella speranza che sia Lidia a “parlare”. Nella speranza che le spoglie mortali di quella giovane donna dal cervello acuto e dal pensiero libero indichi la strada. Nella consapevolezza di aver educato qualcuno capace di svelare un mistero così grande, così profondo.
Quello di Paola Macchi è un balzo di fede. Non fa domande: lei crede. In Lidia e nei suoi figli. Ed è quel tipo d’amore che ti consente di mandare in giro per il mondo persone di una caratura superiore. Non hai insegnato loro a fare straccionate o ad essere più furbi degli altri o a dire bugie a prescindere dall’evidenza dei fatti. Gli hai trasmesso la speranza e la capacità di costruire. Sono persone delle quali puoi fidarti.