Bimbi esclusi dalla scuola Fermi E le mamme vanno dall’avvocato

VARESE Pensavano di mandare i propri figli alla scuola elementare Fermi di Bobbiate ma, a iscrizioni “chiuse”, e trascorse tre settimane da un primo riscontro positivo arrivato per email, i genitori hanno ricevuto una telefonata che li informava che i figli non erano stati presi ed erano stati dirottati su altre scuole.
Non essendo un campo obbligatorio, la maggior parte dei genitori non aveva espresso “seconde opzioni” per la scelta della scuola sul modulo di iscrizione.

Di conseguenza, i nove bimbi “fuori stradario” (di cui sei residenti fuori dal comune) sono stati mandati d’ufficio alla Carducci (se lo vorranno potranno cambiare, ma solo con la Morandi). La motivazione di tutto ciò? Ottimizzare i costi, almeno stando a quanto emerso da un incontro che i genitori hanno avuto con i docenti. Ma i genitori dei bimbi “reindirizzati” non ci stanno e hanno intenzione di nominare un legale per far valere il loro diritto alla scelta della scuola. Una scelta che, come precisano, «non è un capriccio».
«È vero che io abito a Besozzo, ma lavoro a Bobbiate, quartiere dove sono nata e cresciuta e dove tutt’ora risiedono i miei genitori che ogni giorno mi danno una grossa mano – dice Licia Bottoglia, parrucchiera titolare del negozio Licia che si trova proprio di fronte alla scuola Fermi, istituto da lei stessa frequentato quando era bambina – Oggi sempre più spesso sono i nonni a prendersi cura dei nipoti, quindi è ovvio che la scuola elementare sia vicino a casa loro. Chiederci di cambiare è un problema organizzativo e di costi».
Disagi anche per quei genitori che hanno un figlio che frequenta la Fermi e che, con le nuove disposizioni, sono costretti a mandare il secondo alla Carducci. «
«Nell’open-day non ci era mai stato detto che la nostra iscrizione poteva non essere accolta – afferma Roberta Moroni – La direttiva del ministero afferma che i genitori possono ritenere accettata la loro domanda una volta ricevuta la conferma per email. Le decisioni successive, comunicate a voce, non fanno fede, da qui la scelta di rivolgerci a un legale per far valere i nostri diritti».

Il servizio completo sul giornale in edicola sabato 13 aprile

s.bartolini

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