Quel cinque giugno del 1999 è stato tutta una menzogna. Però noi non ci abbiamo creduto e a distanza di diciassette anni la verità è venuta a galla. L’esclusione dal Giro d’Italia di Marco Pantani per il livello di ematocrito fuori dal limiti fu organizzata, decisa a tavolino dalla camorra. Il primo sasso lo aveva lanciato Renato Vallanzasca, che dal carcere parlò di un giro di scommesse contro il Pirata, atto ad impedirgli di concludere quel Giro a Milano. Disse così: «Un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. “Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati”». Fu così.
A Vallanzasca non credette quasi nessuno, ma la procura di Forlì sì. Ed iniziò a scavare a fondo, arrivando alla conclusione che un clan camorristico intervenne per alterare i test e per far risultare Pantani fuori dai limiti consentiti per gareggiare. A confermare le ipotesi, un’intercettazione ambientale che vi riproponiamo nella sua versione integrale, raccolta grazie ad una cimice collocata nell’abitazione di un camorrista, che era in carcere con Vallanzasca.
: «Mi hanno interrogato sulla morte di Pantani».: «Noooo!!! Va buò, e che c’entri tu?».: «E che c’azzecca. Allora, Vallanzasca ha fatto delle dichiarazioni».: «Noooo».: «All’epoca dei fatti, nel ’99, loro (i carabinieri) sono andati a prendere la lista di tutti i napoletani che erano…».: «In galera».: «Insieme a Vallanzasca. E mi hanno trovato pure a me. Io gli davo a mangià. Nel senso che, non è che gli davo da mangiare: io gli preparavo da mangiare tutti i giorni perché
è una persona che merita. È da tanti anni in galera, mangiavamo assieme, facevamo società insieme».: «E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?».: «Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni».: «Una dichiarazione…».: «Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: “Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte ‘e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma».: «Ma è vera questa cosa?».: «Sì, sì, sì… sì, sì».
Come ci conferma però, il primo a rivelare questa indiscrezione nella mattinata di ieri, «il caso è andato in prescrizione, perché reati come questi vengono archiviati dopo sedici anni. Però voglio precisare anzitutto una cosa, non ci furono minacce ai dottori».
Nei prossimi giorni verranno rese note altre notizie ed altre rivelazioni su Madonna di Campiglio, che certificheranno sempre di più che le versioni raccontate fino a poco tempo fa erano solo delle menzogne. «Abbiamo la conferma che questo è un caso di omicidio sportivo, perché da quel giorno è iniziato il declino di Marco Pantani» commenta De Zan. «Il Pirata sportivamente è morto quel giorno, e non si è più ripreso. Ho parlato con mamma Tonina, mi è sembrata provata perché dopo diciassette anni ha avuto la conferma che suo figlio è stato fatto fuori. Alle parole di Vallanzasca non aveva creduto nessuno, tanto che c’era già stata un’inchiesta a Tione ma era stata archiviata. Da quel momento in poi la procura di Forlì con quella di Napoli ha iniziato a scavare a fondo arrivando a tracciare una rete completa».
La procura non ha in mano solamente questa intercettazione, bensì anche la testimonianza della persona in questione che, interrogata sui fatti, ha ammesso che il giro di scommesse clandestine contro Marco Pantani era reale, c’era, ed ha messo fine al suo Giro d’Italia, alla sua carriera e – cinque anni dopo – anche alla sua vita. Diciassette anni più tardi, invece, la vita del Pirata torna ad avere un po’ di verità e di giustizia. Non di dignità, perché quella non l’ha mai persa.