VARESE Le opere in mostra sono di due scultori agli antipodi: il giovane Varesotto Samuele Menin e Giovanni Morbin, vicentino, classe 1956. Il primo molto attento alla forma, alla suggestione del contrasto, il secondo affascinato da paradosso dello spazio e della materia, e soprattutto dal modo in cui la forma, qualunque essa sia viene recepita, interpretata, rielaborata.
Così l’allestimento che tenta di creare un dialogo tra questi due modi di interpretare l’arte diventa esso stesso oggetto di attenzione,
tanto che il titolo dell’esposizione è «Proposta di metodo per una mostra ragionata», a cura di Rossella Moratto e Lidia Sanvito.
L’inaugurazione è in programma per domenica sera (21 aprile) alle 21, nello spazio Riss(e) creato da Ermanno Cristini nel suo studio di via San Pedrino 4, a Varese, dove rimarrà allestita fino al prossimo 19 maggio.
Le opere in mostra e il loro rapporto costituiscono quindi una proposta di metodo, un esercizio curatoriale intorno alla scultura, basato su un azzardo: mettere in relazione uno scultore contemporaneo con uno del passato, raccontandone le metodologie e gli argomenti.
I due artisti insieme a un critico d’arte e ad una collega che è anche storica dell’arte, si sono cimentati nel tentativo di esplicitare i passaggi, i punti di contatto e le articolazioni di specifiche eredità storiche.
Mescolanze dei ruoli, incroci dei percorsi, con al centro una concezione della scultura in cui gli stessi materiali diventano il codice del linguaggio ineffabile dell’arte, senza casualità, né ammiccamenti o distrazione, per amplificare e sottolineare il significato dell’opera. L. Rom.
s.bartolini
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