Nicoletta Luciani sfida la Yama «Gioco contro il mio cuore»  

BUSTO ARSIZIO Torna la bandiera. Nicoletta Luciani, per peso caratteriale la giocatrice simbolo della promozione in A1, con Giaveno ha tenuto a battesimo l’esordio stagionale della sua Busto scudettata. Oggi il bis con i playoff, c’è un non so che di magico in questi percorsi che si sfiorano.

Vale sempre la pena telefonare a Nico…
Ah voglia! Primo pensiero? Battesimo di fuoco, almeno per me. Perché c’è Busto e per quest’associazione quasi assurda di fatti e situazioni.

Infatti, in pochi aspettavano di vedervi ancora in gioco, almeno pensando ai molti stipendi non ricevuti.
Tanto si poteva pensare ragionando sul percorso dell’anno, ma la cosa migliore è la possibilità di esserci: il solo esserci fa la differenza. Quello che spesse volte non si capisce, è che noi giocatrici non possiamo prescindere dall’essere giocatrici: le persone che gravitano attorno a questo mondo non lo comprendono. Il punto della questione è qui, le atlete dimostrano che sanno fare la differenza morale.

A noi aggiungo lo staff tecnico e medico, chiunque ci metta la faccia sul campo e si esponga in prima persona.

E’ più forte dei torti subiti?

Il problema ci gira attorno, al di là delle bollette. Ci sono diversi doveri, per esempio quello di onorare gli sponsor, l’immagine nostra e del campionato, i regolamenti, gli orari e altro ancora. Poi c’è il diritto a ricevere in cambio una cosa logica, o perlomeno aspettabile: lo stipendio. Nessuna polemica gratuita, non è un discorso di una società, è il problema di chi sta a capo e permette di non fare funzionare le cose. Aspettarsi dopo che siamo noi a riuscirci è una bella pretesa.

Sembra serena.
Stiamo parlando alla luce del fatto che ce l’abbiamo messa tutta, battendo Urbino ribaltando il risultato dell’andata. Permette di chiacchierare con più facilità.

Ora che succede?
Come la vedo? Per i miei sentimenti poteva capitarci giusto Busto. Ci siamo dette: «Arrivati fin qui, se buttiamo fuori loro superiamo l’ostacolo più duro».

Quindi poi sarà scudetto?
Eh… facile, in discesa. Dai, la realtà è un’altra.

A tifo come stiamo?
Non manca mai, in Champions mi sono fatta i miei chilometri per vedere le partite al PalaYamamay: nel cuore il tifo c’è, adesso mi tocca giocarci contro. Pensate che ho rimandato un piccolo intervento a una mano pur di partecipare: era già programmato, ho supplicato il chirurgo. Voglio esserci e sono felicissima.

Samuele Giardina

a.confalonieri

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