«Nuovo ospedale, al territorio daremo il meglio, e ciò che è appropriato. Uno più uno? Non farà uno e mezzo, ma almeno tre o quattro».
La sfida di Giulio Gallera, assessore al welfare e alla sanità di Regione Lombardia, che oggi inaugura il tavolo tecnico sul nuovo “ospedale unico” tra Busto e Gallarate.
Il comitato di pilotaggio è stato istituito venerdì, oggi ci sarà la prima riunione. L’idea è che nell’arco di un paio di mesi i membri di questa commissione tecnica inizino a darci ordini di grandezza: che tipo di volumi e dimensioni necessita un ospedale di nuova concezione collocato in quel territorio, quanti posti letto, che tipo di bisogni e quant’altro. È una prima ricognizione: sapere se servono 100mila o 200mila metri quadri, per capirci. In modo da poter scegliere l’area in base a questo tipo di valutazioni.
Un paio di mesi per avere queste risposte. Parallelamente, per quel che riguarda l’ubicazione del nuovo ospedale, chiediamo ai sindaci di portarci una rosa di opportunità che riescono a raccogliere sul territorio. Mi sembra il metodo migliore. Chiederemo di mettere a punto schede dettagliate sulla tipologia dell’area, sulla sua accessibilità e sui costi da sostenere, tra bonifiche e infrastrutture. Con questo metodo, puntiamo presumibilmente per l’inizio dell’anno prossimo, magari anche prima, a definire l’area per attivare l’iter burocratico-amministrativo, che potrà essere un accordo di programma o una variante urbanistica nel Comune individuato.
La nostra idea è quella. È chiaro che quando avremo tutte le riflessioni e le valutazioni sul tavolo, inizieremo a ragionare sulle risorse.
Bè, in parte sì. Valuteremo se, in base alla nuova riforma che collega sempre più l’ospedale al territorio, parti delle strutture esistenti possano essere destinate a poliambulatori, Pot, servizi territoriali. Ma la maggior parte di quelle aree, in un ragionamento di valorizzazione urbana fatto con i Comuni, verrà sicuramente destinata ad altro. Anche perché è un modo per recuperare risorse per la costruzione del nuovo ospedale.
Ma no, sarà almeno due e mezzo, se non tre. Andremo a costruire per la prima volta un ospedale con una concezione molto moderna e innovativa. In cui ci sarà spazio per la ricerca avanzata, magari collegata allo Human Technopole. E ancora, interventi chirurgici e clinici con macchinari e strutture di nuova generazione, fino alla concezione delle stanze che saranno tutte dotate di wi-fi, tanto per dirne una. Tutto sarà al meglio, e sarà appropriato. Tutto si basa su questa grande volontà e disponibilità delle amministrazioni, che io apprezzo profondamente, di realizzare un’unica struttura ospedaliera: ecco perché l’impegno nostro è che “uno più uno” faccia tre o quattro, non certo uno e mezzo.
Il futuro è nella razionalizzazione. Parallelamente a Busto-Gallarate, lo stesso gruppo di lavoro lavorerà anche su un ospedale cittadino, per mettere insieme il San Paolo e il San Carlo a Milano.
I direttori generali sono nel comitato proprio per questo, e il sindaco Antonelli ci ha già riportato l’entusiasmo dei medici e dei primari che ha incontrato. Di certo, punteremo molto anche sul collegamento con i medici del territorio.
Assolutamente no, le attuali strutture verranno mantenute sugli standard necessari per garantire le cure adeguate.