Franco Ferraro, caporedattore di Sky Tg24, torna con “Venti domande per me (posson bastare)”. Il protagonista, questa settimana, è Gaetano Maccaferri, bolognese, classe 1951, laurea in architettura, vicepresidente di Confindustria, presidente del Gruppo Maccaferri – Seci Spa e vicepresidente Manifatture Sigaro Toscano Spa.
Al momento non ancora, ma le riforme costituzionali messe in campo dal Governo vanno nella direzione giusta. In primis la riforma del Titolo V della Costituzione che elimina le competenze concorrenti e riporta al centro quelle più importanti per il buon funzionamento dell’economia. In secondo luogo l’eliminazione delle Province, che ridurrà i livelli decisionali razionalizzando e semplificando quindi tutti i processi ad essi collegati.
La più semplice e allo stesso tempo la più difficile: semplificazione. La burocrazia è come un serpente che ti avvolge nelle sue spire e ti stritola. I costi sono elevatissimi, da quelli economici da lei citati, a quelli sociali, come il tempo perso da ognuno di noi: chi ci restituirà questo tempo non vissuto? Infine è proprio nella burocrazia che si annida la corruzione, più complesso è il meccanismo, più troverò qualcuno disposto a oliarlo in modo illegale. Anche in questo campo il Governo si sta muovendo nella direzione giusta. Il Dl 90 (cosiddetto Madia) dello scorso giugno e il Ddl sulla pubblica amministrazione ora in discussione ne sono testimonianza.
Il Sistri è nato viziato fin dall’inizio: inefficace, costoso, difficile da usare. Dopo anni di pressioni e proteste, soprattutto da parte di Confindustria, finalmente il Sistri è stato superato e il Governo si accinge, attraverso Consip, ad avviare una gara per un nuovo sistema. Ribadisco che Confindustria ritiene necessario il tracciamento dei rifiuti ed è disponibile a dare il suo contributo per un sistema che sia davvero fruibile per le imprese e, soprattutto, funzionale all’obiettivo, cioè seguire i movimenti dei rifiuti pericolosi.
Con il ritorno alla competenza statale si semplifica il quadro in cui operano le aziende le quali, come tutto il Paese, hanno bisogno di regole semplici e soprattutto omogenee a livello nazionale. In questo senso, il nuovo Titolo V rappresenta una condizione non sufficiente, ma sicuramente necessaria, per far ripartire la nostra economia.
Il mio giudizio, valutando i provvedimenti adottati, a partire dal Jobs Act, e quelli in cantiere, come la riforma del Titolo V, è sicuramente positivo. Finalmente si è intrapresa la strada per la modernizzazione del Paese, iniziando a sciogliere quei lacci che finora l’hanno tenuto legato. Il mio auspicio è che si continui su questa direzione in maniera efficace.
Quello che è certo è che il sistema finora in vigore ha dimostrato di creare precariato, cassa integrazione e disoccupazione. Se mi rifarà questa domanda fra qualche tempo potremo vedere se le previsioni, per noi positive, saranno confermate.
Da tempo i sindacati hanno perso la funzione di innovazione della rappresentanza sociale, ma costituiscono, al contrario, la conservazione in un mondo che invece cambia velocissimamente.
Non credo che le finanze pubbliche, soprattutto in questo particolare momento storico e in questo quadro economico, si possano permettere un tale esborso. C’è poi il rischio di possibili abusi che, sulla scorta dell’esperienza del welfare italiano, si possono prefigurare.
Io sono dalla parte del rispetto delle regole e sono dalla parte dei Paesi che queste regole le rispettano, Paesi come Spagna, Irlanda o l’Italia stessa. Di sicuro, peraltro, è opportuno un allentamento dell’austerity perché senza crescita non si può far ripartire l’economia. L’ultimo accordo tra Tspiras e l’Unione Europea sembra infatti andare in questa direzione con una riduzione delle pretese greche e un rallentamento dei vincoli europei.
L’augurio è che si tratti di una solida speranza. Anche qui tra un anno vedremo chi ha ragione.
In questa fase di cambiamento di paradigma tecnologico, per i giovani è fondamentale saper guardare oltre e cercare soluzioni innovative a problemi vecchi e soprattutto non fermarsi alle prime difficoltà. E poi serve un po’ di quella sana, lungimirante follia, come diceva Erasmo da Rotterdam.
Innanzitutto correggo Berta e la domanda: la perdita di capacità produttiva è del 25%. Poi, devo dire di non aver letto il libro, ma mi sembra l’opinione di chi non conosce il nostro sistema. L’esperienza di concreto e assiduo lavoro da vicepresidente mi ha portato ad apprezzare la capacità di Confindustria di presidiare a livello locale e di Governo centrale le problematiche del mondo delle imprese. E quanto sto dicendo è attestato dal numero degli associati che nel 2014, anno di forte crisi, è cresciuto del 1.6%, superando i numero complessivo di 150mila.
Abbiamo avuto il coraggio di far tornare italiana questa nostra eccellenza (a seguito della privatizzazione era stata venduta a una multinazionale) puntando oltre che al mercato italiano, soprattutto all’estero, senza fermarci alle prime difficoltà ma cercando di far conoscere il famoso stortignaccolo, unico nel suo genero, prima al mercato europeo, dove siamo presenti quasi dappertutto, e successivamente nei paesi più lontani come in Australia, Giappone, Emirati Arabi e Brasile. Sempre coniugando tradizione e innovazione.
Sì, molto bella… ma vorremmo che si associasse la degustazione del sigaro al lusso del tempo, il lusso di essere anche da soli, a volte senza le ingombranti tecnologie e pensare, immaginare e lasciarsi cullare dalle proprie fantasie.
Bella citazione, ma la mia preferita di Mario Soldati è: «Ciascun sigaro Toscano ha la sua assoluta individualità, né più né meno di qualsiasi creatura della natura. Più o meno panciuti, più o meno sottili, più o meno dritti, più o meno curvi, più o meno storti. Di conseguenza, il fumatore del sigaro Toscano prova, ogni volta che fuma, una sensazione lievemente o anche, a volte, intensamente diversa…».
È questa la nostra forza, non esiste un sigaro Toscano simile all’altro; artigianalità, manualità, cura, passione ed eccellenza con la stessa formula da duecento anni: solo tabacco Kentucky di altissima qualità e acqua, speciale fermentazione e lunga stagionatura.
Ahahah, la frase è sicuramente di grande effetto, ma non mi trova completamente d’accordo, le donne sanno regalare grandi gioie ed emozioni.
I miei due figli dopo aver studiato stanno lavorando all’estero, in settori diversi da quelli del perimetro del Gruppo Maccaferri. A un certo punto, se lo vorranno e solo se lo vorranno, se avranno dimostrato capacità, potranno mettersi alla prova nelle aziende di famiglia.
“L’arte di correre” di Haruki Murakami
Grand Hotel Budapest
Non aver fatto prima questa intervista!