«Di sicuro non porterò più mio figlio allo stadio: perché dovrebbe venire qua a sentire insultare suo papà?».
Matteo Serafini non nasconde la delusione nel dopo partita: i cori intonati da una parte della tifoseria biancoblù contro di lui (ma anche contro la squadra in generale) non gli sono andati giù: «Mi spiace sentire certi insulti dopo sei anni di militanza nella Pro Patria. Anche oggi, dopo lo scontro il loro portiere nel primo tempo, per diversi minuti ho visto tutto blu: credo che molti altri in quelle condizioni sarebbero usciti dal campo, io non l’ho fatto, ho voluto rimanere in campo e continuare a lottare. Comunque, ripeto, mio figlio qua non lo porto più».
Il capitano biancoblù si presenta in sala stampa con uno zigomo visibilmente gonfio, “ricordo” dello scontro con il portiere lariano Crispino: «L’arbitro mi ha detto che il portiere ha cercato di colpire il pallone di testa, e che comunque era andato sulla palla: resta il fatto che mi ha colpito, il fallo c’era tutto. Può darsi che fosse fuori area, ma andava comunque fischiato». Poi Serafini allarga il discorso: «Vedo che molti ci danno già
retrocessi, anche qui in sala stampa noto facce tristi: io dico che la Pro Patria si può salvare, fosse anche all’ultimo minuto dei playout. Da qui alla fine ci sono ancora tante partite: per quanto mi riguarda darò tutto quello che ho per aiutare la Pro Patria a raggiungere l’obiettivo. I problemi ci sono ma dobbiamo indirizzare tutte le energie che abbiamo verso l’obiettivo della salvezza».
L’allenatore biancoblù Marcello Montanari non riesce a capacitarsi per la mancata espulsione di Crispino nel primo tempo: «Mi chiedo come sia possibile non sanzionare un intervento come quello del loro portiere su Serafini: come vedete, Matteo ha uno zigomo gonfio, e di certo non si è fatto male da solo. Con il rigore e l’espulsione sarebbe cambiata la partita. Chiedo più rispetto per noi. A Mantova è stato assegnato contro di noi un penalty molto dubbio, oggi Serafini viene travolto dal portiere e non succede niente…».
Il problema è che ora la Pro Patria langue da sola in fondo alla classifica: «Ovvio che in questa situazione la testa dei giocatori non sia libera, ci sono tanti problemi, critiche, pensieri e frustrazioni che ci impediscono di esprimerci al meglio e ci portano a sbagliare anche cose facili». Perché il centrocampista Arati terzino sinistro al posto al posto dell’infortunato Taino? «Dei giocatori che avevo in panchina, Arati era quello che mi dava più garanzie in fase difensiva». Mercoledì arriva a Busto il Pordenone in un vero e proprio spareggio salvezza: «Dobbiamo subito ricaricare le pile e liberare la testa dalle tensioni, non c’è altra soluzione. Non avrò per squalifica i due terzini Guglielmotti e Taino, spero di recuperare qualcuno, altrimenti qualcosa bisogna inventare». La squadra ora fatica a fare gol: «Vero, ma chiedo molto sacrificio agli attaccanti. E poi stiamo anche incassando meno reti: è il solito discorso della coperta corta».