Tutti seduti a tavola, insieme. Nessuna barriera, solo sorrisi e tanta curiosità di conoscere, le storie e i sogni, e di conoscersi, tra adulti e bambini. Seduti ai tavoli, immersi tra i più piccoli anche i quattro richiedenti asilo che vivono ad Azzate. Un quadro di umanità e di semplicità che ha colpito nel profondo il sindaco Bernasconi.
«Una delle cose che più mi ha impressionato è avvenuta poco prima che iniziasse il pranzo. Un bambino ha alzato la mano dicendo “il mio papà mi ha detto che i ragazzi avrebbero raccontato la loro storia, la vorrei sentire”. Aveva voglia di conoscere, di sapere. E probabilmente anche i genitori hanno svolto una parte importante. La curiosità non ha alcun pregiudizio».
A conclusione della mattinata, anche i quattro ragazzi nigeriani hanno avuto modo di colpire il sindaco. «Prima di andarsene hanno donato una barchetta costruita e disegnata da loro con scritto un “grazie” e dicendo che “siamo tutti sulla stessa barca”. In più c’era scritta anche una parola, “ubunto”, e ci hanno spiegato che è un termine che un capo tribù dice quando conosce un altro capo, snocciolando poi tutti i suoi avi. Il messaggio è che noi non siamo e non saremmo nulla senza tutti coloro che ci hanno preceduto. Sull’altro lato della barchetta, invece, hanno scritto l’articolo uno della Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’uomo. Bellissima e attualissima, pur essendo del 1948».
Il ringraziamento dei quattro richiedenti asilo è arrivato a loro modo, non solo con un oggetto concreto. «Uno di loro ha detto ai bambini di stare attenti a quello che dicono le maestre perché stanno insegnando ad essere delle persone buone, che valgono. Non potevano esserci parole più belle».