L’enfant prodige di Busto Arsizio «Sì, sono regista e dirigo Tognazzi»

BUSTO ARSIZIO Il fiore all’occhiello del Busto Arsizio Film Festival, “Avvistamenti”, la sezione dedicata a ciò che si muove e si realizza sul territorio di Busto con incontri e proiezioni, è il trailer di “Eppideis”.
Si tratta del primo lungometraggio del bustocco Matteo Andreolli, 33 anni, studi alla Scuola civica di Milano e una lunga gavetta sui set come aiuto regista. Un film d’esordio girato tra novembre e dicembre nelle province di Lecce e Brindisi e che è

quasi ultimato. Scritto e prodotto dal regista Lucio Gaudino, ha nel cast Gianmarco Tognazzi, Michele Venticci e Nicola Nocella. Ne abbiamo parlato con l’autore, che sarà presente oggi alle 18 alla presentazione allo Spazio Festival di piazza San Giovanni e ne discuterà con il pubblico.
«Siamo alle ultime fasi – spiega Andreolli – L’idea è di uscire in sala in autunno, ma prima vorremmo tentare la strada dei vari festival, cominciando dai più prestigiosi, Locarno e Venezia. Non abbiamo ancora una distribuzione perché ormai tutti aspettano di vedere i film terminati, però abbiamo dei contatti e c’è interesse».
Che film sarà?
È un noir ambientato in due momenti diversi. C’è un crimine irrisolto avvenuto negli anni ’80 alle spalle di un gruppo di ragazzini. E c’è un carabiniere che al giorno d’oggi investiga su quel caso, mentre sui ragazzi di allora, ormai cresciuti, quel fatto continua a pesare.
C’è qualcosa che ricorda “Mystic River” di Clint Eastwood…
Forse qualcosa c’è, a metà con “Stand by Me”, anche se non voglio scomodare paragoni impegnativi. Non tocca a me fare confronti, ma a livello di storia qualcosa c’è. Il film è tratto dal libro “L’estate nera” di Renzo Pellini. Una storia basata su un gruppo, un gruppo che ha bisogno di una vittima. Si inizia con un cadavere, un uomo morto, e si sospettano i ragazzini. Di più non posso dire per non rovinare la sorpresa, se non che il caso è riaperto più di 20 anni dopo. Nel gruppo ci sono vari caratteri, il leader, il sottomesso, e tutti fan parte di un’entità.
Com’è arrivato a dirigere l’opera prima?
Ho fatto tutta la trafila. Anche se per l’Italia sono un regista bambino, lavoro da tanti anni sui set. Scaricavo furgoni per mantenermi mentre facevo lo stagista gratis. Poi ho fatto l’aiuto per Gaudino, che un giorno mi ha chiesto se volessi fare il mio film. Mi ha proposto la storia e ho detto sì. Da noi non si dà fiducia ai giovani, si arriva a esordire dopo i 30 anni, anche dopo i 40. “Eppideis” è un piccolo film ma ne sono orgoglioso.

L’intervista completa sul giornale in edicola martedì 16 aprile

s.bartolini

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